E’ sbarcato, a bordo di un gommone carico di oltre cento disperati pigiati come sardine, sulla costa della Sicilia, esattamente a Pozzallo, la sera d’inverno di tre anni fa: faceva freddo, ma lo ha riscaldato l’entusiasmo della libertà che gli ha permesso di resistere per più di mezza giornata su quel barcone della speranza. La sua storia è simile a decine di migliaia di altri giovani fuggiti dalla guerra che devasta il proprio Paese e che non conosce sosta. Oggi, Souleaimane Sangare, ragazzone dal fisico esplosivo, milita per il suo secondo anno consecutivo nell’A.C. Pozzo del presidente Roberto Praga, ma ha negli occhi il film di quella tragedia che gli ha portato via l’amato fratello maggiore in cerca di scampo e il padre: “Nel mio Paese di origine” racconta “ero scappato via, dodicenne, con mio fratello maggiore, cercando di trovare la via della libertà nel poverissimo Burkina Faso. Io e lui siamo rimasti lì due anni, sopravvivendo alla fame e dirigendoci poi in Niger, dove abbiamo abitato un paio di mesi”.
Quindi, la fuga verso la Libia, che per i due fratelli ha significato passare, in pratica, dalla padella alla brace: “Per dieci giorni e dieci notti abbiamo attraversato a piedi, senza mangiare né bere, il deserto. Ci sembrava che la nostra odissea fosse finalmente cessata; invece, mio fratello, mentre era uscito di casa alla ricerca di un lavoro, ha fatto ritorno insanguinato perché crivellato di colpi di mitra. Mi è morto tra le braccia, davanti al padrone della semplice abitazione, un anziano quale, impietositosi davanti a simile tragedia, mi ha trattato ed ospitato come un figlio. Io di mio fratello non ho più visto il corpo, non saprei dove andare a pregare sulla sua tomba”. Ma, la tregua e la magnanimità dell’anziano accogliente e benefattore è durata lo spazio di un mattino: “Coraggio, Souleimane, scappa da qui, sennò fanno fuori anche te! Vai in Italia, qui non puoi più stare!”.
“E, una sera, verso mezzanotte, mi ha portato su una costa libica dove ad attendermi c’era un gommone ed oltre un centinaio di disperati come me. La fortuna ha voluto che durante la traversata, in quel Mediterraneo nero come l’inchiostro e già tomba per altri miei simili senza più patria né speranze, nessuno è naufragato. Sbarcato in Sicilia, sono stato due settimane nel Centro Profughi, e dopo altrettanti giorni sono riuscito a raggiungere Verona e il Centro di Accoglienza a Costagrande, in Valpolicella”.
Dopo sei mesi, conosce la Casa di accoglienza in zona Quadrante Europa, in via Sommacampagna n.63/b, il porto della sua definitiva e sospirata libertà: “Da quasi tre anni” continua il centrocampista-mediano in forza ai rosso e blu del riconfermato trainer Davide Godi “lavoro nei campi, a Castel d’Azzano, dove mi occupo, dalla mattina alle sei fino alle 18.00, della raccolta di pomodori e di frutta, percependo 5 euro all’ora”. Ed ancora: “In Italia mi trovo bene, è un Paese molto accogliente, dove tutti mi trattano bene. In via Sommacampagna, viviamo in 22 rifugiati, e siamo originari chi della Nigeria, chi del Gambia, chi del Senegal, la minoranza della mia Nazione”.
Nella nostra città, il calcio è stato altrettanto accogliente e prodigo di attenzioni e di aiuti per il generoso “panzer” – tifoso del Milan -, che ha come idolo Yaya Turè, l’ex Barça, Manchester City e Monaco: “Il mio primo club che mi ha dato la casacca di giocatore è stato l’U.S. Cadore, poi, ho conosciuto Roberto Praga, e sono passato al Pozzo. Altro mio idolo è Andrea Pirlo e l’asso francese – di origini ivoriane –, l’ex Milan, di proprietà del Chelsea, ed ora in forza al Monacò, Tiémoué Bakayoko”. Giocatore, alto circa 180 cm, Souleimane: sentite come lo tratteggia il compagno di squadra e capitano “Big Jim” Davide Leonardi: “E? un ragazzo di una forza devastante. Non molla l’avversario finché non gli riesce a strappare dagli scarpini la sfera. E’ il classico “Ringhio” Gattuso che non vorrei trovarmi di fronte, e che vorrei sempre veder giocare per la mia scuderia. E’ davvero insuperabile, palla al piede!”. Qual è il tuo sogno Souleaimane? “Intanto, disputare un bel campionato con il Pozzo, società che mi circonda di mille attenzioni, e poi quello di cercare così di mettermi in mostra. Non ti nascondo che il mio grande sogno è quello di diventare un calciatore professionista”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it