domenica, 22 Dicembre 2024

Oggi

Simone Dal Degan è pronto a nuove sfide

Mister Simone Dal Degan, che quest’anno ha chiuso dopo solo 5 mesi la sua avventura alla guida della Virtus Cornedo di Eccellenza, poi retrocessa con ampio anticipo, vuole voltare pagina. Con l’entusiasmo e la caparbietà che lo ha sempre contraddistinto, sia come giocatore che come tecnico, è pronto ad accettare nuove sfide per la prossima stagione. Importante il suo curriculum da calciatore che è iniziato da difensore centrale in Eccellenza con la maglia del Casaleone per poi proseguire vestendo la maglia del Cologna Veneta (in serie D) e della Sambonifacese in Lega Pro. Poi Oppeano in Promozione e in Eccellenza, Legnago e Caldiero in serie D, Provese (in Eccellenza) ed Albaredoronco (in Promozione) dove ha chiuso la carriera iniziando un nuovo percorso da allenatore a Trento facendo da secondo a mister Carmine Parlato per un biennio, prima in serie D vincendo il campionato e poi in serie C dove sono stati esonerati in corso d’opera. Come primo allenatore ha iniziato con il Montecchio Maggiore in serie D, sostituito a stagione in corso, ed infine, in questa stagione targata 2023-24, nel vicentino alla Virtus Cornedo del presidente Davide Cornale. Simone, ma secondo te, allenare è diventata una missione? “Non credo che sia una missione, forse una volta. Può esserlo quando inizi nei bambini, dove in una certa maniera non ti devi forgiare, sia sotto l’ aspetto tecnico che umano. Ma oggi allenare è un lavoro vero e proprio, quando ti confronti con i più grandi, devi essere credibile, competente, comunicatore e spesso anche psicologo”.

Allenatore si nasce o si diventa? “Entrambe le cose. Non c’è una formula giusta. C’è chi nasce allenatore, e migliora dopo aver fatto il calciatore, chi lo diventa studiando e aggiornandosi. Non c’è veramente la legge esatta o il cammino ideale. Bisogna sentirselo dentro, lavorare duro ed avere tanta passione e metodo. La differenza sul campo la fanno comunque i giocatori, a mio parere l’allenatore conta per il 10 o 15 per cento. Sono i giocatori che vanno in campo e che devono mettere in pratica le idee del tecnico che li allena”. Quali sono gli allenatori che ti hanno insegnato di più? “Ne ho avuti diversi, tutti con il loro credo calcistico, ma penso che mi ha fatto maturare molto, sia come persona che come vice allenatore, Carmine Parlato al Trento. Persona carismatica, bravo ad insegnare il gioco del calcio e lungimirante”. Fai dei gesti scaramantici e propiziatori prima di scendere in campo? “Certo, e pure tanti e di vario tipo, ma non intendo svelarli. Credo nella sorte, nella scaramanzia e anche nella fortuna, che non guasta. Nel calcio esiste fortuna e sfortuna che in una maniera o nell’altra città sono complementari”. Come si può migliorare come allenatore? “Francamente non so rispondere. Aggiornarsi continuamente e sfruttando le occasioni quando hai una squadra da allenare mettendo tutto il tuo credo e te stesso. Ognuno deve fare bene il proprio ruolo: l’allenatore deve allenare, il presidente deve guidare la società, il direttore sportivo reperire giocatori validi alla causa e così via. Invece c’è troppa frenesia nell’ambito calcistico, tutti in Italia capiamo di calcio e tutti siamo dei C.T. esperti. Conta tanta fortuna nel trovare le persone giuste al momento giusto. E, come ho detto prima, la differenza la fanno sempre i bravi calciatori”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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