martedì, 14 Gennaio 2025
La Tua Pubblicità

Oggi

La Tua Pubblicità
La Tua Pubblicità

Si è spento ieri Oliviero Toscani. La nostra bella intervista in suo ricordo.

Si è spento ieri 13 gennaio 2025, all’età di 82 anni, nell’ospedale di Cecina, il famoso fotografo Oliviero Toscani. Il nostro direttore di testata Andrea Nocini lo aveva intervistato nel giugno del 2010 e ora vi riproponiamo in suo ricordo la bella chiacchierata. Figlio di Fedele, primo fotoreporter del “Corriere della Sera”, Oliviero era nato a Milano il 28 febbraio del 1942 ed è stato il famoso pubblicitario, creatore di immagini e campagne pubblicitarie dei più famosi marchi del mondo, quali Valentino, Chanel, Esprit, Fiorucci, Prenatal e ha lavorato per giornali internazionali quali Vogue, Elle, l’Uomo Vogue ed altri.

OLIVIERO TOSCANI, “IL GARRINCHA DELLO… SCATTO”

Dopo il Liceo, si diploma in Fotografia e Geografia extra-continentale a Zurigo. Dal 1982 al 2000 si occupa della pubblicità Benetton, in politica si iscrive al Partito Radicale e alla Rosa nel pugno, e nel 2008 diventa Assessore del Comune di Salemi (Tp) con Vittorio Sgarbi. Nel 1993 fonda a San Rossore, in un angolo incantevole della Lucchesia, Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna, da cui vengono sviluppati progetti editoriali, libri, programmi televisivi, mostre ed esposizioni, lavori per i più potenti enti al mondo, in primis, l’ONU. Da qualche anno a questa parte, ha creato un centro di ricerca della comunicazione moderna, La Sterpaia, laboratorio dove gli studenti vengono orientati – e non istruiti – da veri maestri d’arte affermati in ogni settore. Vi si accede tramite rigide selezioni e si annoverano fotografi, grafici, scrittori e registi. Ha insegnato Comunicazione Visiva in due Università e ha scritto tre libri sulla Comunicazione. Ha ottenuto molti riconoscimenti, tra cui quattro Leoni d’oro al Festival di Cannes. E’ stato anche criticato per aver scattato foto a condannati a morte sulla sedia elettrica, esecuzioni avvenute nello Stato del Missouri. Benetton decise di scusarsi con i parenti dei condannati, ottenendo in cambio la disapprovazione di Toscani.

Maestro, non ha mai giocato a calcio? “Da ragazzo: ero centromediano. Come no? Quando ero studente giocavo”. Il suo idolo preferito? “Abbè, non sono stato mai. Era, vediamo: Garrincha”. Tifava Milan? “No, la mia squadra era l’Inter, perché da bambino mio padre faceva il fotoreporter al “Corriere della Sera” e la domenica si andava a fotografare le squadre e una volta fece un viaggio Milano-Torino con il pullman della squadra dell’Inter, e l’Inter vinse 3 a 0 o 3 a 1. E tutti i giocatori dissero che ero stato io a portargli fortuna. In quel pullman c’era “Veleno” Lorenzi, Nyers, Skoglund, ognuno scrisse una frase, e così diventai interista”. Da ragazzo centromediano, nella vita in che ruolo ritiene di aver giocato? “Non saprei, forse come Garrincha, ala destra veloce. Garrincha è il mio idolo del calcio”.

Non è mai sceso a compromessi nella vita? “Dio, quando ci si risveglia alla mattina e si scende giù dal letto, si inizia il compromesso. Sicché, quando si dice il compromesso sia il meno compromettente possibile”. Lei ha origini, da parte di nonna materna, veronesi. E’ vero? “Ambrosi”. Che ricordo ha della veronesità della nonna? “Heilah, sentire lei era la donna più alta e più bella del mondo. Era una donna geniale, coraggiosa e piena di vita. Nonna Maria. Io la chiamavo “Ciao, nonna”, e lei mi diceva “Ciao, nano”. Nano in puro veronese, eh”. Mentre il papà si chiamava Fedele. “Sì, Fedele Toscani. Lui è nato a Milano”. Anche lei è nato a Milano il 28 febbraio 1942, o no? “Sì, 28 febbraio del 1942”.

Qual è la cosa che le dà più fastidio al giorno d’oggi e quella che la riesce ancora a commuovere? “Bé, mi commuove sempre la generosità, l’entusiasmo. E la gioia di chi crede nel fare le cose, di chi propone, di chi ha voglia: tutto questo mi piace. Mi dà più fastidio la mancanza di generosità, la tristezza, chi è noioso, chi si lamenta, chi non ha energia, chi non…: ci si annoia”. Quand’è l’ultima volta che un genio come lei ha pianto? Di dolore. “Ma, sa piangere, non è che si piange sempre con le lacrime, eh. Si piange spessissimo, almeno io quando vedo, basta aprire un giornale, guardare quello che succede e dici “non siamo ancora civili”. Non siamo civili”. Quand’è che ha pianto l’ultima volta? Per un amico, per una persona cara? “Bé, quello è un pianto diverso. Ehm, quello è un pianto che succede: ogni volta che c’è un disastro mi vien da piangere dalla… Mah, io dico piangere a livello sociale, ecco. Dove, quando sono imbarazzato, di appartenere alla razza umana, ecco. Mi vien da piangere”.

In lei ha vinto più il cuore o la ragione? “Ma, non so se c’è una differenza. Il cuore è abbastanza, era molto ragionevole. Il problema è l’istinto, da me vince l’istinto. Che è un miscuglio di fisicità, di cervello, di intestini, e, quindi, anche il cuore. Un insieme, un miscuglio di tante energie. Io penso di essere molto istintivo: ossia, credo nel mio istinto”. Se fosse nominato Ministro della Cultura, quale programma, progetto suggerirebbe lei che insegna in due Università, che è il “mago della comunicazione visiva”? “Bé, io ho già fatto delle grandi proposte, no. Ho fondato Fabrica, no, quando ero in Benetton ma era privata, ho tentato di farla a livello pubblico con la Regione Toscana, ma non ci sono riuscito perché purtroppo con i politici italiani la cultura non ha tanto valore. Insomma, la merce più a buon mercato in Italia è la cultura: si può comprare cultura con poco. Bassa cultura si compra carissimo: infatti, la televisione che è tremenda, va eliminata, è ciò che produce la cultura italiana. Infatti, siamo un popolo di “teledioti”, di totali “teledioti”, condizionati dal nostro monarca “telediotico”. E’ molto difficile in Italia: è anni che continuo a dire “attenzione, che se non si produce creatività, il Paese non va avanti!” Non siamo un Paese creativo, assolutamente. Ce lo diciamo noi, ma, non so bene di che cosa: fare borse, scarpe forse. Che sono prodotti del Terzo Mondo. Borse, scarpe, foulard. Ecco, noi siamo bravi a fare queste robe qua, però, i computer e i software li fanno dall’altra parte, insomma, eh. Le tecnologie vengono inventate da un’altra parte, i nostri ricercatori non lavorano in Italia. L’architettura in Italia ormai non esiste più l’architettura moderna. E, se dovessimo essere giudicati per la nostra architettura, gli ultimi sessant’anni sono i più bassi della nostra storia. Ecco, quindi, non siamo un Paese creativo: quello che a noi manca è la creatività, che vuol dire ricerca, vuol dire generosità, vuol dire coraggio. Siamo un Paese senza coraggio!”

E’ vero che soffrire vuol dire conoscere? “No, creare vuol dire soffrire: se si è sicuri non si è creativi; quindi, bisogna vivere in uno stato di insicurezza per poi poter essere creativi”. Insicurezza intesa come sorta di ansia, di agitazione? “Non ansia, ma bisogna avere coraggio di non aver paura”. Una frase che ricorda quella pronunciata da papa Wojtyla… “Ehm, sì, papa Wojtyla. Sì, papa Wojtyla, io non sono un grande…, non seguo tanto le azioni religiose”. Non crede in Dio? “Io, il mio dio, lo dico sempre al vostro dio: dio, il mio dio è un altro dio! ”E qual è il suo dio? “Il mio dio. Non ho bisogno di fare marketing. Non ho bisogno di fare marketing”. Allora, stando così le cose, forse nonna Maria non era contenta, o no, da buona veronese sarà stata una fervente cattolica immaginiamo? “No, no, da buona veronese, rispettava moltissimo invece chi credeva. Perché per credere veramente non si crede in Dio, in dei prefabbricati o che propongono il mercato. O proposti dal mercato. Adesso c’è un mercato degli dei, no, che sono per tutti i tipi, per tutti i gusti. Comunque, il mio non è uno di quelli”.

Qual è stato il “gol”, la composizione, la creazione più bella che finora ha fatto? “Mah, il sedere di Jesus Jean, visto che parliamo di religione. Dei blu Jeans Jesus: c’è tutta la mia invenzione. Chi mi ama mi segua, la foto, il sedere, la mia fidanzata, lo slogan, tutto. La Pirella ha fatto solamente l’acquisto dei Media. Del resto, Pirella non ha mai fatto una cosa così scorretta, politicamente scorretta in vita sua”. Esiste un’”auto-gol”, un flop di Oliviero Toscani? “Eh, autorete…”. Un errore, una ciambella venuta fuori male, senza buco? “Sì, tutte le volte che mi son fatto condizionare dalle scelte di altri e non ho avuto il coraggio di seguire la mia regola”. Il suo istinto, come diceva lei prima, o no, la sua vena creativa? “Sì, tutte le volte che dico “Vabbè, ti accontento”. Non bisogna fare le cose tanto così per cercare il consenso. Quando si cerca il consenso, si crea mediocrità”. Un grande “spirito libero”, Oliviero Toscani… E’ un istintivo, un grande creativo, un passionale. Eppoi, quale aggettivo si attribuirebbe? “Molto razionale, in realtà. So bene. Non è vero che gli artisti sono così: sono molto disciplinato. Gli artisti sono disciplinati. Sono disciplinatissimo!”

Qual è l’aggettivo che le ha fatto più male, che l’ha peggio apostrofata? E quello grazie al quale lei vorrebbe essere “fotografato”? “Adesso è difficile. Ne ho avuti di tutti i tipi. Ma, devo dire che io non mi offendo, eh. Io lascio, ognuno ha il diritto di dire, di giudicare come vuole; infatti, voglio anche essere, quando dico non mi interessano le critiche, anzi mi piacciono. Devo dire che le critiche mi stimolano, mi piacciono, non mi offendo mai”. Mentre le sviolinate le fanno paura? “Sì, perché non c’è niente da imparare”. Oltre al calcio, quale sport le piace? “A me piace il pugilato, perché è sempre una cosa violenta, ma, in realtà, è una roba intelligente. Infatti, Mohammed Alì è il mio grande eroe”. Grandissimo, Mohammed Alì! “Esatto! Quindi, il pugilato dà Mohammed Alì, e poi, mi piace l’atletica leggera, tutta l’atletica leggera, i 100 metri, il salto in alto. Devo dire che preferisco gli sport individuali”.

Le piace Usain Bolt, il “lampo dei 100 metri”? “Eh, sì, è fantastico. Ma, tutti questi atleti, sì queste pantere, la loro performance incredibile: questo Bolt qui è, mi sembra un angelo quando corre, quando vola: è incredibile”. Allora, maestro, le darà sicuramente fastidio colui che, alla pari sua, non sta al gioco, non sta al ping pong della critica? “Ma, l’indifferenza devo dire sì che dà fastidio perché non è una critica, non è niente. L’indifferenza vuol dire mancanza di intelligenza. E’ mancanza di passione nel non volere giudicare, di non volersi coinvolgere. Insomma, a me piace il coinvolgimento”. Di che cosa non dobbiamo mai dimenticarci nella vita? “Che dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, perché un giorno sarà il Caso. Eh, sì, sarà il Caso, che sarà l’ultimo. Insomma, fino a quel giorno lì siamo tutti immortali, va bene? Poi, quando si morirà, non ci sarà più il problema: di essere immortali”. Non avrebbe voglia un giorno, tra mille anni, di abbracciare papà Fedele e nonna Maria? Lei che ha fotografato il mondo, che ha creato milioni di immagini, come vorrebbe immaginarseli i suoi cari? “No, no. No”.

Non c’è nulla, dunque, dopo la morte per Oliviero Toscani? “Mah, sa io non posso dire non c’è nulla sotto, dopo la morte. Non posso proprio dire non c’è nulla, così come non si può dire che c’è qualcosa, scusate. Ma, scusate, è tutto, in un certo senso, un imbroglio: quindi, non bisogna dir niente, bisogna vivere ogni giorno. Finito! Poi, vedremo se continueremo a vivere. Ma, non è… vedremo cosa succede. E’ chiaro che questa voglia di riabbracciare i tuoi cari, l’Aldilà, è fantastico: questo ci dà l’energia per vivere adesso”. Il peggior difetto e il miglior pregio di Oliviero Toscani? “Io credo di essere una persona molto onesta; anzi, un po’ troppo. Sì, forse, bisognerebbe essere più furbi. E, questo è il mio migliore pregio, ma è anche il mio maggior difetto”. Furbi nel senso di ingannare di più il prossimo? “No, non voglio fregare nessuno; anzi. Però, è un mio difetto perché, sì, forse… Eppoi, forse l’impazienza, insomma, perché la vita è corta e io ho un po’ premura. Ho un po’ di fretta”. Cos’è rimasto della politica o di politico in Oliviero Toscani? “No, la politica, no, non…La politica è un disastro in Italia, in questo Paese. Cioè tutti corrono i mediocri, all’infuori di quelli che sono in politica. Quando non sei bravo a non far niente, vai a fare il politico. Allora, quando non sei veramente onesto, fai il politico. Allora, chiaro puoi fare il politico, ma, non di più”.

E’ vero che di amore si vive? Oppure, secondo lei, si sopravvive? “Ma, non si muore di amore; però, si vive di amore”. Di dolore si muore, invece? “Mah, il dolore non è amore. Il dolore…C’è gente che lo sopporta, che si prende le botte anche dal marito o dal compagno, e non va a denunciare il fatto alla Polizia. Quest’ultimo caso per me è inammissibile, un po’ ridicolo”. Il grande scrittore russo Fedor Dostoevskij diceva che i dolori sono uguali, cambiano invece per i singoli le felicità. Il lutto, cioè, procura la stessa tragedia, lo stesso sgomento per tutti, indistintamente, mentre uno può essere felice con poco, un altro non esserlo pur avendo il mondo in pugno. Qual è il suo parere? “Ma, prima di tutto non penso si possa generalizzare. Ci sono delle gioie che sono gioie per qualcuno e dolore per altri, no? Il milanista, quando perde il derby, se vince l’Inter gioiscono gli interisti e gli altri soffrono, no? Lo stesso risultato, la stessa cosa produce felicità e tristezza. Quindi, non so bene. La guerra che produce tremenda tristezza e felicità per chi la vince. Però, a spese di milioni di vite umane, incredibile! Cioè, io penso che esiste una bellezza nella tragedia, purtroppo: se uno guarda l’arte rinascimentale, c’è tantissima tragedia all’interno della raffigurazione. Se uno guarda la “Pietà” di Michelangelo, cos’è bella o brutta? ”Per noi è bellissima, ma racconta, rievoca un dramma.. “E, appunto, vede”.

Splendida anche, a nostro giudizio, la “Deposizione” del Mantegna o la “Crocifissione” di Matthias Grunewald, che raffigura il Cristo ormai cadavere, ormai imputridito, in uno dei pannelli centrali dell’altare di Isenheim, ed ora conservato a Colmar, in Germania… “Sì, appunto: è bello o brutto? Allora, vede che la tragedia può essere bella, anzi, è sublime. Quindi dobbiamo rivedere tutto questi valori, tutti questi concetti”. Non le è mai capitato di rivivere un dolore antico, o giovanile? “Sì, sì, sì capitava. Ma, io devo dite che ho una memoria molto selettiva: sì, è vero, sono molto fortunato. Mi ricordo solamente ciò che mi piace. Il resto me lo dimentico. Una grande fortuna mi ha detto un’amica psichiatra. Non a caso, ho quasi settant’anni e non sono mai stato malato. Io credo invece chi ha una memoria che si ricorda tutto, si ammala. Somatizza, eppoi, s’incavola, poi gli viene il mal di stomaco, poi gli vengono i tumori. No, no, a me, niente: io dimentico ciò che non mi piace. Molto velocemente”.

A un giovane, che sta attraversando un periodo delicato psicologicamente, che lo vede ingabbiato, bloccato dalle pastiglie di psicofarmaci, cosa le consiglierebbe? “Di lavorare con le mani, fisicamente. Di fare l’artigiano, di muovere le mani, il martello, zappa, lima, non so io, così”. Sfogarsi con le mani, allora? “Con le mani, manualmente. Lavoro manuale. Costruire e creare qualcosa con le mani”. Il maggior genio creativo dell’umanità e da lei preferito? Potrebbe essere Leonardo da Vinci? “E’ troppo banale, insomma”. Giotto, allora? “Giotto è stato ancora più… No, ma, io trovo… Ci sono stati dei visionari incredibili, no. Che hanno visto…Bé, io direi Francisco Goya, il pittore aragonese preferito dai reali di Spagna”. La ringraziamo maestro, e buon tutto. “Bene”. Ah, maestro, ci scusi un’ultima domanda: lei crede nella nostra Nazionale? Stasera (14 giugno 2010) gli azzurri faranno il loro debutto a Sudafrica 2010. Vinceremo di nuovo? “Ma, è logico: finché non perdiamo, vinceremo”. “Razionalismo ottimistico”…(e partigiano) il suo, maestro… “E’ così che si fa: finché non si perde, siamo i primi”. Grazie ancora, maestro! “Arrivederci, arrivederci!”

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it 14 giugno 2010

© Riproduzione Riservata
La Tua Pubblicità

Prima Pagina