Stanotte, al “Bertoldi” di Casaleone, si è disputato il 1° “Memorial Alberto Cherubini”, un triangolare che ha visto spuntarla l’Alba Borgo Roma del casaleonese trainer Devis Padovani sulla squadra del club organizzatore – i Lions Casaleone di mister Paolo Berardo – e sull’Atletico Città di Cerea di mister Claudio Berlini. I giallo-rossi borgo-romani del presidente Fabio Venturi, dunque, si aggiudicano anche questa manifestazione, dopo aver trionfato contro il Real GrezzanaLugo e la Polisportiva Virtus B.Venezia in occasione del 31° “Memorial Giorgio Nocini”. Ma, più che il gesto atletico, considerato una sorta di aperitivo al 2° turno del trofeo Veneto in programma domenica prossima 12 settembre, si è trattato di un revival di “vecchie glorie” di dirigenti, giocatori e di mister dei “leoni della Bassa”.
Una kermesse voluta fortemente da Andrea Cherubini, figlio del compianto Alberto, mobiliere e presidente scomparso nel 1999, a 54 anni, e che oggi fa parte dei quadri dirigenziali dei Lions Casaleone. Una passerella di persone, che passando anche dal “Bertoldi” – inaugurato ufficialmente nel 1962 grazie a un’amichevole di lusso, quella contro i francesi del Nizza -, hanno lasciato un segno o sono passati ad altre scuderie ancora più carichi di gloria e di gesta sportive. E’ il caso del geometra Dario Maron, fertile punta poi passata al Cologna Veneta e al Porto di Legnago (“erano più di 10 anni che non mettevo più piede in un campo di calcio!”), di Celestino Poli, classe 1956 e coetaneo di Paolo Berardo, attuale coach dei Lions Casaleone, fantasista col numero 10 sulle spalle, originario di Sanguinetto, dove ha ancora la mamma, appena rimasta vedova, una sorta di “girovago”, di “zingaro del calcio”, per aver militato nel Trento (serie C), tanti anni in D (Narni di Terni, Nardò di Lecce, Merano), poi, nella Poggese – suo paese adottivo -, e nel Reggiolo.
E’ il caso di Renzo Manara, arzillo 86enne (classe 1935), dirigente giallo-blu prima del 1989 e poi nell’éra dello scranno occupato nel suo punto più alto dal prof. Gabriele Ambrosi, assicuratore e addirittura primo cittadino di Casaleone (e siamo qui negli anni che vanno dal 1989 al 2002). Manara, sempre vice: e di Alberto Cherubini e di Gabriele Ambrosi, ma, capace di dirigere da solo la barca quando l’esigenza lo richiedeva. Poi, Paolone Zambelli, l’uomo più rappresentativo dell’éra-Franco Bozzola, entrato nella dirigenza nella stagione 1987-88, ed ora, da qualche anno, apprezzato speaker e dirigente della Virtus gigifreschiana.
Tornando ai calciatori, fa ancora parte dell’attuale dirigenza l’ex centrocampista dai piedi educati e dal cervello fino Moreno Berardo – dalla 1^ categoria fino all’Eccellenza e per 9 anni, “leoncino”, con l’ostigliese trainer Paolo Marchi, che di panca ne ha vissuti una 15na di anni -. Per Moreno 9 stagioni consecutive al “Bertoldi”, mite e zelante ragioniere oltre che Segretario casaleonese. “Un giorno comparve sul cancello Alberto Cherubini, il quale mi chiese: “Se ti compro, vieni a giocare a Casaleone?” Io, allora, militavo nel Legnago. Non riuscii a dirgli di no!”
In passerella, stanotte, anche mister Adriano Rossignoli: “El Ros” ha giocato con il Casaleone, appena il mobiliere Cherubini aveva rilevato la meteora C.R.A. Bonavicina del bancario e presidente, Raffaello Secco, scomparso a febbraio di quest’anno a 86 anni. E che aveva sognato di spingere ben oltre la 1^ categoria, con i mister Gigi Donadello ed Arcangelo Mercurio, con giocatori del calibro di Silvano Stella, l’audacino Giorgio Zecchini e il metronomo di centrocampo Turra, la favola della frazione Bonavicina -oltre a Borgo – di San Pietro di Morubio. E, dirigente bancario che aveva fatto crescere l’economia di quella terra, agevolando con l’istituto finanziario le piccole realtà mobiliere del quadrilatero Sanguinetto, Cerea, Casaleone e Bonavicina. Ebbene, “El Ros”, ha anche giocato, nel Cherubini Casaleone con Alberto Malesani, prima che il mister sanmichelato nella sua splendida parabola vissuta al Chievo e poi a Firenze si guadagnasse l’appellativo di “Sandokan”. “Ho giocato con Contado tra i pali, con Bissoli, col Caio Andreoli ed altri autentici guerrieri. Come allenatore, invece, ho solo guidato gli Juniores casaleonesi, mai la Prima squadra, se non in quella parentesi in cui fui chiamato a subentrare, in Eccellenza, a Marco “Puma” Montagnoli”.
Alberto Cherubini, classe 1945, era stato, nel 1995, insignito del titolo di cavaliere di Calatrava, concesso ai maestri di arte nel settore sociale e sportivo, oltre che in quello artigianale-lavorativo. Era un uomo scaltro, un mobiliere parsimonioso, capace però di muoversi un gran bene nei banchi del calcio-mercato: lo sa bene il suo collaboratore, l’ex Consigliere provinciale e braccio mancino di Mao Valpiana, il laburista Romeo De Bianchi, classe 1951, oggi segretario del Circolo PD di Casaleone: “Ricordo che non voleva assolutamente cedere bomber Giovanni Cherubini a un club – il Lonigo dell’allora presidente Etenli, in Eccellenza -, il quale era disposto a sborsare una cifra pazzesca per quegli anni, ovvero 40 milioni. Noi militavamo in Promozione, io, dai e ridai, lo riuscii a convincere a portate a termine quell’operazione, dicendogli che era l’affare di una vita e che le casse del Cherubini Casaleone si sarebbero ossigenate. Un motivo in più per cui Alberto non voleva disfarsi della prolifica punta era che lo stesso era un suo parente”.
Già, dirigenti, soci di una volta, ma anche collaboratori, uomini disposti a tirarsi su le maniche, a sporcarsi le mani ogni volta che la situazione lo richiedeva: “Il campo che oggi vedete l’abbiamo disossato io, “El Pape” (al secolo Giuseppe Righetti, e vedova consegnata alla da poco vedova), Orlando Malagnini detto “El Giale”, Vasco Cavalèr e Luigi Biassoni. Si lavorava anche di notte e Alberto era orgoglioso di vederci all’opera come veri, spassionati volontari, facendo numerosi blitz notturni al “Bertoldi”. In cambio, ci offrì una cena da Tarocco, oggi chiuso, uno dei più rinomati ristoranti del paese”. A proposito di chef, il più illustre di quel rombante, scoppiettante Cherubini Casaleone è Alberto Martini: che allora faceva parte della dirigenza, in veste di uno dei 40 soci sostenitori. Il suo forte era il pesce, ma sapeva servire di tutto. “Io e mia moglie ospitavamo i giocatori e la dirigenza nella taverna di casa mia, e cucinavo non solo il pesce, ma ogni ben di Dio!”
Dopo l’éra Gabriele Ambrosi, ecco quella di Franco Bozzola, ma prim’ancora quella di Patrizio Fazion, imprenditore e pastaio che si avvalse molto degli spunti di Riccardo Prisciantelli, poi, diesse dell’Hellas Verona del compianto presidente Paolo Arvedi. Con Patrizio Fazion e Prisciantelli (collaboratore anche a Bergamo e a Trieste), il Casaleone assunse una veste professionale, sfiorando a Broni, vicino a Stradella nel Pavese, dopo gli spareggi di andata e ritorno terminati in parità, ma determinante per i lombardi l’1 a 1 ottenuto nel basso veronese (0 a 0 là da loro nel retourn match), l’ingresso nei semiprofessionisti di serie D. Da quel “Bertoldi”, che era un terreno agricolo, delimitato da una mura poi abbattuta, attraversato anche da un fosso, sono passate generazioni di sportivi, sono filtrate mille emozioni, centinaia di gesta sportive. Ora, su quelle zolle stanotte illuminate a giorno, si sfidano i nipoti degli appassionati della pelota di quella comunità, che decise di avere un proprio campanile calcistico nell’ormai lontano 1956.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it