giovedì, 6 Marzo 2025
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Nuova inchiesta sui giovani da inserire in prima squadra. Perché faticano ad emergere?

Il Consiglio Direttivo del Comitato Regionale Veneto, nella sua riunione del 26 febbraio 2025, prendendo atto dei risultati del questionario che era stato inviato precedentemente alle società interessate ha deliberato che per la stagione sportiva 2025-26 ci sarà l’obbligatorietà di schierare in campo due giovani (uno nato dal 1° gennaio 2007 e uno nato dal 1° gennaio 2006) nelle categorie di Eccellenza e Promozione. I giovani d’oggi che provengono dal settore che vengono inseriti nelle prime squadre come mai non riescono poi a prendere il volo? E’ il periodo storico attuale, dove c’è poca voglia di fare sacrifici e di competere con gli altri? Si dice spesso che i dilettanti e i settori giovanile sono il fulcro vitale per lanciare nuovi talenti, secondo te è davvero così? Questo è il tema della nostra nuova inchiesta. Ecco come hanno risposto alcuni addetti ai lavori. “Manca la voglia di soffrire, manca personalità e il voglia mettersi in discussione tutti i giorni. I giovani pensano che tutto sia dovuto e non hanno voglia di soffrire e di fare sacrifici. Mollano troppo in fretta e spesso non riescono a superare le difficoltà. Per fortuna non è così per tutti, ci sono ragazzi che ci riescono e si fanno poi notare anche nei professionisti. Ma sono davvero pochi”. Questa la risposta dell’ex professionista di svariate squadre, tra cui l’Hellas Verona, Claudio Ferrarese, attuale diesse della Lucchese.

Mister Paolo Beggio, tecnico dell’Unione Altavilla di Eccellenza, ci dice: “A mio parere ci vuole tempo e non bisogna avere fretta. I ragazzi devono crescere con calma. All’Unione La Rocca Altavilla di Eccellenza ci sono giocatori che hanno fatto tanta esperienza in categorie superiori e che hanno preso sotto la loro ala i nostri giovani, loro sono fonte preziosa per dare ai giovani ottimi consigli. Noi, ad esempio, abbiamo due giocatori del 2005 emergenti e di buona qualità. Le qualità dei giocatori vanno si evidenziate, ma in che maniera? Io prendo sempre con esempio, e ammiro molto il lavoro che sta facendo in questi anni, la Virtus Verona di Gigi Fresco. Società brava a lanciare giovani dalla serie minori del territorio circostante veneto dando loro la possibilità di entrare in punta di piedi nel mondo dei professionisti giocando in serie C”. Gli fa eco Antonio Minadeo, ex Legnago Salus quest’anno direttore sportivo dei lombardi di serie C del Lecco: “Ai giovani gli va dato tempo, fiducia e i tempi giusti per crescere. Hanno bisogno di capire le proprie doti con pazienza. Una volta l’interesse principale era il calcio, spesso giocato dai bambini in mezzo alla strada. Adesso, ahimè, non è più così. Ci sono altri interessi che attraggono i nostri giovani e la voglia di emergere nel calcio è poca. Si vuole davvero tutto e subito ed io lo ritengo molto sbagliato. Ma vediamo anche il lato positivo, cerchiamo di farli crescere. I settori dilettantistici a livello giovanile e poi quelli professionistici sono vitali, questo grazie a programmi seri e tecnici appassionati e laboriosi. Se partendo da li trasmettiamo impegno, serietà e facciamo capire cosa veramente vuol dire fare il calciatore nella vita, potremmo sicuramente scoprire nuovi talenti. Bisogna credere tutti insieme al valore educativo che regala lo sport e nel nostro caso il calcio”.

Il mister del San Giovanni Lupatoto Fabrizio Sona dice: “Le società dopo il covid-19 notano che i giovani sono meno attratti dal gioco del calcio. E’ un problema a livello sociale ed io sono convinto che l’entrata nel nostro calcio dilettantistico dei fuori quota abbiamo rovinato il movimento. Come dico da tanto tempo, e voi come testata ne siete testimoni, noi mister facciamo giocare i giovani nelle prime squadre nei ruoli dove fanno meno danni. A 18 un ragazzo non può essere un fuoriquota. Se è bravo, che sia 18enne o poco di più, perchè non schierarlo nella formazione dei titolari? Io direi proprio di si. I nostri giovani calciatori li facciamo giocare poco e l’allenatore che crede in loro viene a volte esonerato dopo solo 2 o 3 partite. Perchè nascono le seconde squadre Under 23 squadre in serie C? Perchè i giovani non trovando spazio vanno a finire in serie D o in Eccellenza dopo che hanno giocato in Primavera. Io dico sempre, e lo ribadisco, bisogna riformare il calcio. Chi ha soldi va avanti e chi non ne ha resta al palo. Se si guarda alla serie A c’è un distacco enorme dai club ricchi e da quelli di media e bassa fascia. In pratica si giocano due campionati diversi in uno. La cosa non mi piace. Bisogna lanciare più giovani! Io, che alle spalle 27 anni da allenatore, lo dico per primo. Amo il calcio di una volta con tre retrocessioni e la prima in classifica che sale di categoria. Basta play out e play off. Oggi un allenatore non ha più tempo di lavorare per far crescere i giovani. Non c’è pazienza e siamo veramente troppo ansiosi e legati solo ai risultati”.

Il tecnico Alberto Baù, recentemente tornato alla guida del Chiampo, ci dice: “Io penso che il discorso dei nuovi talenti non è eccessivamente legato al settore giovanile. Ci sono giovani bravi e ottimi ragazzi. Io che alleno da più di 20 anni ho sempre trovato allora, ed anche adesso, ragazzi coscienziosi che hanno voglia di fare fatica e vogliono provare a fare il grande salto. Quello che mi preoccupa e che probabilmente andremo a togliere presto la regola dei giovani da mettere obbligatoriamente in campo. Si potrebbe portare avanti l’età degli Juniores ed inserire un under alzando il livello qualitativo. Fare un campionato giovanile Under 21 regionale per poi inserirli nelle prime squadre più maturi. Sarebbero in pratica le seconde squadre dei professionisti. Stiamo alla finestra e vediamo cosa succede. Il discorso quote da inserire nelle prime squadre, a mio parere ha fatto si storia, ma ora è quasi terminato”. Mister Nicola Santelli dice: “Oggi i giovani hanno tutto, sono quasi nella bambagia e non sono pronti al sacrificio, sportivamente parlando. Deve venire da loro stessi e dalle loro famiglie. Oggi hanno troppe distrazioni. I giocatori delle squadre professionistiche per i nostri giovani, per una foto oppure per un autografo, sono irraggiungibili. Sono protetti da bodyguard. Non c’è più vicinanza, il dilettantismo e il professionismo sono due mondi a parte. Ad esempio organizzare delle amichevoli tra Hellas Verona e una squadra dei dilettanti non si fa più…come mai? Cosa sta succedendo? Una volta era una maniera per riavvicinare questi due modi totalmente diversi”.

Marco Aroldi, mister della Polisportiva Quaderni di Prima categoria, dice: “Inserire i giovani purtroppo si fa molta fatica. Spesso non arrivano pronti per essere lanciati in prima squadra. Hanno mille impegni e altre attrattive. Scelgono spesso di frequentare una palestra, al posto di giocare a calcio, per diventare belli e muscolosi. Purtroppo siamo davvero molto peggiorati a livello giovanile e i giovani faticano ad emergere”. Infine, il mister dell’Ambrosiana, Jodi Ferrari, ci dice: “Partiamo dal presupposto che adesso più che mai i giovani ci servono, altrimenti il calcio andrà a morire. Se andiamo a guardare dal campionato di Eccellenza in giù, ad esempio, in testa alle classifiche dei cannonieri ci sono quasi tutti ultra trentenni. Dove sono finiti gli attaccanti di razza giovani? Che fine hanno fatto? Ai giovani di oggi manca l’interesse per il calcio, l’interesse di crescere, di voler imparare e di ascoltare i consigli dai più vecchi. Manca la voglia di fare la differenza e sono attirati e distratti da molte altre cose. Non abbiamo più grossi talenti giovani da lanciare e spesso le società professionistiche prendono ragazzi stranieri che hanno sicuramente più fame dei nostri giovani”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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