lunedì, 25 Novembre 2024

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Nell’allenare è più importante curare l’aspetto motivazionale o quello tecnico?

Allenare non è mai semplice. Chi intraprende questo percorso sportivo deve unire senso di responsabilità e forte passione con il proprio credo calcistico, che non deve essere mai messo in secondo piano. Bisogna curare nei dettagli i diversi aspetti, che vanno da quello relazionale, a quello tecnico, atletico, tattico, psicologico e motivazionale. Unendoli tutti in un solo progetto. Allenare una squadra, che sia di calcio, pallavolo, pallacanestro, rugby o altro, è un esperienza di arricchimento a contatto con il mondo dei giovani e di atleti un po’ più attempati. Noi chiediamo, un allenatore predilige di più l’aspetto motivazionale oppure si getta a capofitto su quello tecnico? I due aspetti si possono fondere insieme? Mister Alberto Pizzini, che è attualmente libero, risponde: “L’aspetto tattico, per quanto riguarda il mio modo di allenare, è fondamentale. Il mio obiettivo è quello di dare una precisa organizzazione di squadra dove ogni giocatore in campo sa quello che deve fare. Ingrediente che esalta l’individualità all’interno di uno spartito di squadra. Lo si può ottenere se durante la settimana in allenamento si propongono degli esercizi per risolvere con destrezza le varie fasi di gioco in partita. Il “mestiere” del mister deve prevedere tante caratteristiche. Deve operare a 360 gradi. Qualità, quantità, motivazione, tecnica, tattica, psicologia e una buona preparazione fisica non devono mai mancare. A me piace molto la motivazione che cerco di trasmettere nel modo migliore ai miei giocatori”.

Giuseppe Bozzini, tecnico del Caselle, capolista del girone A di Seconda categoria, dice: “Quando alleni un giocatore e soprattutto una squadra composta da più giocatori, a mio avviso, un allenatore deve saper coniugare tutti gli aspetti: quello fisico, tecnico, motivazionale, emotivo e mentale. Non esiste, a parer mio, la possibilità di scindere nella formazione di un’atleta che è e rimane sempre una persona, con varie sfaccettature. Un allenatore deve tirar fuori da lui il meglio possibile per farlo rendere al massimo sul campo”. Filippo Damini, tecnico del Vigasio capolista del girone A di Eccellenza, aggiunge: “Sono fondamentali entrambe le cose. Non ci può essere un solo aspetto. Io ritengo che l’aspetto mentale in questo sport ha una valenza del 99%, nel restante 1%, c’è tutto il resto. Aspetti fisici e tecnici che però dipendono da svariate ore di lavoro e studio”. Riccardo Allegretti, allenatore della Clivense di serie D, dice: “Senza motivazione non si fa sport. E’ una componente importante tanto quella tattica. I due aspetti vanno a braccetto. L’allenatore deve essere bravo a capire le qualità del gruppo giocatori che ha a disposizione e saper lavorare sugli aspetti giusti”. Marco Aroldi, tecnico del Quaderni di Prima categoria, dice: “I due aspetti si devono veramente fondere, nei dilettanti non siamo pronti per un livello più alto, per essere nei professionisti ci sono. Siamo dilettanti, è questo dice tutto, ma in questo mondo entusiasmo e passione sono davvero fortissimi. La motivazione è sicuramente fondamentale. Dei grandi allenatori bravissimi dal punto di vista tecnico ce ne sono molti”.

“Per me conta più la motivazione che è fondamentale. Creare e gestire lo spogliatoio è importante per conquistare i risultati sportivi che desideri raggiungere. Non sono da sottovalutare la caratteristica tecnica, la base di giocare a calcio. Io sono un allenatore che gestisce la sua squadra a tutto tondo – dice il tecnico delle giovanili del Baldo Junior Team, Christian Comencini (foto grande) -. Anche lo stare insieme nelle cene sociali cementa il gruppo squadra. La testa comanda il resto. Allenare non è semplice ma ti regala grandi soddisfazioni”. Chiude Marco Gaburro, tecnico di Pescantina da poco chiamato a salvare i sardi dell’Olbia nel girone B di serie C: “Le due cose non si possono dividere, sono incatenate una all’altra. Ci sono giocatori forti nelle motivazioni e altri bravissimi dal punto di vista tattico e tecnico. Il massimo è avere tutte e due le qualità in un solo giocatore. Ognuno è fatto diversamente dall’altro. Un allenatore deve avere carisma, credibilità, autorevolezza, personalità e saper trarre dai propri giocatori il massimo. Il mister deve essere bravo ad incidere sulla propria squadra. Ci sono varie correnti che piacciono molto, ad esempio quella di Sacchi, di Ancelotti e di Guardiola. Ma il calcio è fatto di tante sfaccettature molto diverse tra loro. Un allenatore è bravo quando infonde le proprie personali idee calcistiche senza seguire i vari moduli o imitare altri allenatori”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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