Il grido lo lancia un decano del calcio dilettantistico di casa nostra, il dottor (In Agraria) Claudio Sganzerla, che in 35 anni ininterrotti di mister ha collezionato ben 28 titoli (gulp!), tra 1^ e 2^ categoria, ma, come confermiamo noi che allora eravamo alle prime armi “ho vinto anche un’Under 23, al mio debutto in panca alla guida delle Golosine”. Sì, mister pluridecorato! Ne è passata di acqua sotto i ponti dalle suggestive sere, in cui terminati gli allenamenti, convocavi i tuoi ragazzi – tra cui Andrea Taietti – a giocare a Risiko fino all’alba, fino a quando, in inverno, si alzava il muro fatto di vapore d’acqueo, quello delle nebbie vicino ai Padiglioni della Fiera, nel rione Zai, a Sud di Verona. L’abbiamo incontrato e l’abbiamo fatto accomodare davanti a una fumante tazza di caffè, breve pausa concesso al suo lavoro di ispettore di qualità delle distese di tabacco che stanno crescendo nel Bovolonese.
Mister, non sentiamo più parlare di te dal 2019, come mai? “Diciamo che dopo essere riuscito a portare in salvo il Bovolone dell’allora presidente Paolo Zago, quello precedente alla nuova gestione capitanata da Marco Gonzato, tutti noi allenatori siamo stati costretti dalla pandemia allo stop. Il campionato scorso, invece, avevo ricevuto richieste da alcuni club, ma non siamo riusciti a trovare l’accordo”. Questione di quattrini? “Non penso, perchè sono convinto di essere tra quelli che in questi ultimi 30 e più anni ha dato tantissimo. Non ritengo nemmeno – rispondendo alla tua seconda domanda – di avere fatto il mio tempo in quanto, nonostante la carta d’identità, mi ritengo, dal punto di vista tecnico e tattico, uno dei più aggiornati. Se in passato ho legato il mio “sì” a una questione di soldi, l’ho fatto per farmi meglio accettare da società distanti da dove abito, ma, normalmente, le mie richieste sono quasi sempre in linea con il mio curriculum vitae e con le mie capacità. Ovvio che, se uno mi chiedesse di allenare in Eccellenza o in Promozione – quest’ultimo oggi come oggi sarebbe il mio sogno preferito -, mi allineerei ai prezzi che girano oggi sul nostro mercato”.
E’ cambiato il calcio post-pandemico? “Le conseguenze del Covid-19 le posso leggere già in casa mia, con la storia dei miei due figli: Vittorio, classe 1996, ultimamente tesserato con il Vigasio, ha vinto un Master a Dublino ed ora è impiegato in uno dei più prestigiosi, importanti istituti di credito di Amsterdam, in Olanda. Carlo, invece, classe 2000, quest’anno ha giocato in 1^ categoria, nell’Olimpica Dossobuono, però, sono convinto che, arrivato com’è oggi all’ultimo anno dell’alloro in Economia, se trovasse un’occupazione che lo soddisfa, potrebbe meditare l’addio definitivo al calcio. Lo stesso ho sentito di altri ragazzi suoi coetanei, i quali, stanchi del prolungato stop and go provocato dalla pandemia, si sono guardati intorno e hanno preferito abbracciare altre discipline agonistiche”.
Un’annotazione, forse, personale: aumentano le categorie e le nostre compagini, ma scende sempre di più la qualità dei nostri atleti calciatori… “La carenza che si avverte nella qualità dei nostri giocatori è la conseguenza di scelte prese dalla Federazione: sui vivai si punta poco, più sui numeri che sulla qualità. Ci sono club della provincia che fanno fatica a far numero in una categoria giovanile qualsiasi, perché carenti del materiale umano. L’ideale sarebbe poter unire le forze al fine di allestire compagini giovanili paesane o rionali più competitive. Quando nella stagione 1986-87 allenavo le Golosine, in 1^ categoria, eravamo la 14ma squadra di Verona, in serie D concorrevano soltanto due nostre veronesi (il Pescantina e il Cardi Chievo), non c’era ancora, questo è vero – perché istituita successivamente, nel 1992-93, l’Eccellenza -, in Promozione di veronesi ne figuravano solo 2 (Sommacampagna e Pollo Miglioranza). Oggi, invece, a cosa assistiamo? Alla creazione di 2 gironi di Eccellenza, con una decina di veronesi, altrettanti di Promozione, ben 3 di 1^ categoria”.
Quindi cosa comporta questo? “Mi domando come si possa avere qualità alta se si registra una così alta dispersione di energia. Mi spiego con altri termini, più cari al mio lavoro di agronomo: se aro un terreno per 30 centimetri di profondità, avrò più sostanza organica di quella che riscontrerei se la diluissi in ad esempio in 50 centimetri di profondità. Porto un altro esempio: da 10 unità di azoto, se le diluisco in un maggior strato di terreno, in una maggiore profondità, mi aspetterò mena resa produttiva”. Insomma, il “Cincinnato del nostro calcio”, il mister Claudio Sganzerla è pronto, lancia in resta, a riprendere posto su una panchina della nostra provincia e a far parlare ancora di sè, della sua esperienza e mettendo a disposizione, in buona sostanza, tutto quello che in questi ultimi 35 anni di calcio ha immagazzinato.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it