Lo troviamo intento nell’azienda metalmeccanica avviata dal papà Antonello, classe 1961, ex giocatore e presidente del club dove la famiglia – c’è anche il fratello maggiore Federico, ex Malta ed ex Villafranca, tra i collaboratori – vive ed opera. Ottimo mancino, classe 1999, Mattia, dopo aver vissuto per una decina di anni nel vivaio del Chievo, aveva conosciuto la serie C prima a Mantova (a 18 anni), poi, a Levico, nel Trentino, e, infine, a Correggio, nel Reggiano. “Devo dire quasi grazie” esordisce il trequartista quadernese “al Covid, perché era marzo, la peste minacciava – come poi è riuscita a fare – di anticipare la chiusura della stagione, e come azienda paterna eravamo in piena stagione produttiva. Fabbrichiamo macchine per il remuage (muovere e scuotere), per fare cioè il metodo classico dei vini spumanti con il sistema champenois: la rotazione periodica alla quale vengono sottoposte le bottiglie capovolte perché il sedimento si depositi sul tappo. Ci siamo rimboccati le maniche e ho accolto di buon grado l’invito di mio padre al quale servivano, oltre a quelle di mio fratello, anche le mie braccia”. A Correggio, nel Reggiano, davvero Mattia stava conducendo un grande campionato: noi, eravamo in tribuna, per assistere a un suo gran bolide da distanza – esploso con il sinistro – che sui è spento all’incrocio: “Avevo, a dir la sincera verità” continua Mattia “un problemino al ginocchio, ma, visto che mio papà si era anche diviso con il suo socio e c’era bisogno anche della mia presenza, ho optato per il lavoro sicuro, piuttosto che per uno sport che da un momento all’altro può concludersi. Eppoi, in serie A, in tutta sincerità, credo che non ci sarei mai arrivato!”
A Mattia mancano ancora un paio di esami per il conseguimento della laurea in Economia Aziendale a Verona: “Alla mia 92enne nonna Edda, devo sciogliere la promessa di laurearmi perché è un suo desiderio prima di lasciare questo mondo. E, io farò di tutto per accontentarla, giuro! Intanto, sto frequentando un corso per pilotare i robot che svolgono la fase di lavorazione, della piegatura e del taglio laser di ferro, alluminio e acciaio inox. Una volta, la nostra azienda quadernese si occupava della saldatura, della lavorazione dei materiali e dell’assemblaggio; ora, invece, con l’impiego di questi due macchinari altamente innovativi arriviamo a produrre quasi al 92% la nostra merce, dipendendo solo dalla fase della verniciatura. Poi, una volta verniciati i nostri prodotti, pensiamo noi all’imballaggio, poi, li inviamo ai containers per il loro trasporto. Quindi, abbiamo raggiunto un livello di indipendenza quasi totale, arrivando a creare il prodotto finito per un suo buon – ripeto – 90-92%!” Il calcio è stato palestra di vita per l’ex atleta di serie C: “Mi ha insegnato a vivere assieme a giocatori di diverse etnie: le stesse con cui oggi, al lavoro, dialogo, interagisco nel mondo produttivo. Non mi chiamo assolutamente pentito della scelta fatta: la rifarei altre cento volte, giuro! Poi, meglio fare 10 anni di gavetta, anche perché mio padre Antonello – classe 1961 – a 70 anni potrebbe lasciare la stanza dei bottoni e godersi finalmente la vita assieme a mia mamma Raffaella, infermiera. Ed, allora, io non ripartirei a digiuno, ma con un certo bagaglio di esperienza, sapendo con chi trattare e dove mettere le mani”.
E, veniamo alla Polisportiva Quaderni di mister Manuel Caliari… “Siamo un bel gruppo, ben organizzato ed affiatato: la dirigenza ci dà l’esempio quando vediamo che il nostro diesse, terminata la cena infrasettimanale, si mette a sparecchiare la tavola e a lavare i piatti, e noi giocatori gli diamo una mano. La squadra più forte del girone “A” di Prima categoria? Il Peschiera: ha un mister molto esperto e che lavora lì da 4-5 stagioni. Ma, non sono male anche il Pastrengo e il Malcesine. La nostra peculiarità, a differenza dell’anno scorso, è che siamo un team di 24-25 elementi che si equivalgono tutti: quindi, qualsiasi assenza verrebbe subito non fatta rimpiangere da chi subentra”. Domenica sconfitta di misura in casa del Pastrengo per 3 a 2 con doppietta per i neroverdi ospiti proprio di Mattia, ora il Quaderni è al 6° posto a -5 dalla vetta occupata dall’Alpo club 98, un girone equilibratissimo dove non ci sono squadre imbattute e dove tra i play-off e i play-out ci sono solo 3 punti di distacco. Domenica prossima i neroverdi del presidente Nicolò Turrina ospiteranno il Caselle di mister Ponzini che li segue ad un solo punto.
Non ci hai mai messo gli scarpini in Prima categoria: ma, come hai trovato il livello? “Sai, qui, in Prima categoria, i campi sono quello che sono, la palla ti arriva all’altezza della pancia, e spesso si vince per episodi. Noi puntiamo ad arrivare ai play off, abbiamo le carte in regola per poter conquistare questa mèta”. Mattia ribadisce la sua assenza di nostalgia per la carriera mancata, lasciata: “Ringrazio il Covid-19, anche perché le 12 ore che trascorro nell’azienda di mio padre non mi portano mai a guardare l’orologio durante tutta la giornata. Arriva sera che neanche me ne accorgo e corro al campo per svagarmi con i miei compagni nero-verdi. Siamo tutti amici del paese non solo in campo, ma anche dopo gli allenamenti e nella vita”. Mai espulso nella sua carriera: però, quella volta… “E’ successo che l’arbitro ha riportato sul suo referto che gli ho detto “Sei un arrogante!”, e che nel suo ruolo non doveva esagerare. Lui ha estratto il rosso, ho passato la fascia di capitano a Fabio Baciga e lui, nel rapportino, ha aggiunto che io ho continuato ad apostrofarlo a lungo con quell’aggettivo, che, oltretutto, non mi pare un’offesa. Non sono mai stato espulso, forse, dovevo conoscere la prima volta nei dilettanti! Vabbè, l’importante è che io abbia la coscienza a posto, visto che offese non ne ho rivolte a nessuno, in quanto non è mio costume e la mia famiglia mi ha fin da piccolo impartito una sana educazione civica”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it