Il titolo della sua fresca ed ultima creazione ricorda – sembra parafrasare – quello di un testo scritto dal grande “genio e sregolatezza” del nostro calcio, scomparso ad aprile, e cioé Ezio Vendrame (ex Napoli, Padova, L.R. Vicenza ed Audace SME). Ma, l’autore in questione – anche saltuario quanto prezioso nostro collaboratore – è tutt’altro che sregolato: sa bene quello che vuole dalla vita dall’alto della sua laurea Magistrale conseguita un paio di anni fa in Lingue per la comunicazione turistica. Un ragazzo, classe 1994, dalla schiena dritta, un bomber innamorato del calcio, così come della vita e del suo primo grande amore, il “fubal”. Il sottotitolo – il calcio come l’ho giocato, osservato…vissuto – la dice lunga sul contenuto di una sorta di riflessione sul suo già intenso passato in club della bassa veronese, quelli vicini alla sua natale Minerbe. Non solo le gioie, le amarezze, le attese e le disillusioni vissute fin da piccino, ma anche la grande ammirazione e riconoscenza verso i nostri uomini del “calcio per solo diletto”, come i dirigenti del Sustinenza Paolo Leardini e Marco Zuliani, i suoi primi allenatori (tra cui il prof. Italo Costantini), il compianto Gian Carlo Cucco, la stima verso l’illustre “chioccia” e compagno di viaggio Alberto Tenzon, l'”Antognoni della bassa veronese”, la voglia oggi – perché il bomber non ha assolutamente intenzione di appendere gli scarpini al fatidico chiodo (e, come dargli torto, così ancora prestante e in verde età?) – di ritornare a calpestare lo smeraldino dei tappeti erbosi, riaffacciandosi al Casaleone, dopo aver fatto parte anche dei giovani del Legnago Salus, del Cerea e dell’A.C. Cologna Veneta.
Un calcio, che l’ha solo rattristato non tanto per i contenuti esperienziali, quelli che fanno da maestra alla vita, ma, da alcuni infortuni; i quali gli hanno fatto capire che non avrebbe potuto ascendere gli sfavillanti scalini della massima ribalta pedatoria, ma, che il pallone doveva essere il corollario, non il companatico della sua esistenza. E, una volta decantate le illusioni e le disillusioni, le attese e le amarezze per un sogno – in assoluto il più grande – sfumato, ha marciato dritto verso il nuovo amore, quello di già due testi sfornati (il primo è un romanzo thriller) sfornati a distanza di poco tempo l’uno dall’altro. E, dopo aver conseguito quel pezzo di carta, che è anche un pezzo di pelle e di tanto sudore, per un ragazzo che ha iniziato a garantirsi l’autonomia, l’indipendenza economica, collaborando con aziende della sua terra di origine. Ed, allora, ecco che nel “vecio” Minerbe e nel GSP Vigo 1944, il calcio è diventato il contorno, l’alternativa allo stress quotidiano, l’occasione di socializzare, di trascorrere con amici alcune ore in gioiosa e serena compagnia, terminata la giornata lavorativa o da vero studente. Con la testa, la sua – ma alzi la mano chi, avendo praticato il calcio, non l’ha mai fatto – rivolta qualche volta indietro, verso quella scala della notorietà che ha nutrito i sogni di milioni di noi bambini pallonari.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it