martedì, 26 Novembre 2024

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L’inchiesta: E’ indispensabile, per conseguire il patentino di allenatore, vantare dei crediti.

In un calcio in continua evoluzione per un nuovo mister che inizia l’attività, è indispensabile, secondo voi, che per conseguire il patentino di allenatore vanti dei crediti. Basta aver un passato da giocatore o aver studiato ed essersi preparato per poter fare lo stesso il tecnico di una squadra dei nostri dilettanti? Risponde mister Devis Padovani: “Sicuramente uno che ha giocato è avvantaggiato per le esperienze vissute sul campo. Pure lo studio, e per studio non intendo solo aprire e studiare un libro, ma partecipare a webibar e andare a vedere allenamenti di vari allenatori e di categorie diverse, ed altro. Poi, una cosa che accomuna tutti, e che non deve mai mancare, è la grande passioneper il gioco del calcio, quest’ultima è davvero fondamentale”. Mister Matteo Zanotti aggiunge: “Mi allaccio ad una frase detta da uno dei miei mentori, tale Arrigo Sacchi, che ha detto “per essere un fantino non occorre essere stato un cavallo”. Ok, aver giocato a calcio è importante ma anche lo studio è ugualmente importante, tutti i miei mister preferiti non erano validi calciatori, vedi Bielsa, Sacchi, Zeman e Mourinho”.

“Farei due ragionamenti distinti tra gli allenatori che vogliono lavorare nel settore giovanile e i mister che, invece, vogliono allenare le prime squadre – afferma Alberto Pizzini -. Secondo me, per chi vuole iniziare a lavorare nel settore giovanile non è indispensabile aver giocato a calcio. Infatti credo che sia più importante la preparazione e lo studio per potersi rapportare con i ragazzini. Invece per le prime squadre penso sia più importante aver già vissuto lo spogliatoi anche da giocatore”. Daniele Reichenbach, vice presidente dell’Associazione Allenatori di Verona, dice: “Questo è un bel tema. Io sono del parere che per allenare bisogna prendere la licenza, ad oggi è obbligatorio fortunatamente (a parte la 3^ categoria). Questo però non significa che chi non è abilitato non possa essere molto più competente di un allenatore che ha conseguito l’abilitazione. Sono del parere che dovremmo invece cambiare il sistema per entrare in un corso. Io permetterei ai primi 40 iscritti di partecipare senza nessun tipo di graduatoria e farei degli esami finali molto più selettivi. Chi ha pagato la quota e non passa l’esame è d’ufficio iscritto al corso successivo per poter riprovare. Aver fatto il calciatore senza dubbio aiuta ma non sempre se sei stato un ottimo giocatore sei anche un ottimo allenatore. Sono due cose completamente diverse”.

“Sacchi diceva che per essere un buon fantino non bisogna essere stati prima dei buoni cavalli – dice anche mister Marco Gaburro (foto grande)-. A mio parere questo pensiero riassume bene la differenza tra giocare ed allenare. E’ evidente che chi ha giocato ha delle esperienze dirette per la propria crescita personale, e in una certa maniera è avvantaggiato. Ma oggi fare l’allenatore è diventato molto difficile e assai complesso. Sono entrati in ballo vari fattori da tenere presente, come lo studio approfondito sulle tematiche ed esercizi di allenamento che devono essere possibilmente diversi per divertirsi e destare più interesse nell’atleta. Internet e le piattaforme video delle partite aiutano moltissimo. Un allenatore deve crescere continuamente nei modi e nel lavoro tecnico. Nel panorama dei dilettanti, venendo al quesito della specifica domanda, un giovane ragazzo che intraprenda la carriera da allenatore e che vanta un buon trascorso da giocatore è ben visto e più avvantaggiato, ma non fa la differenza a 360 gradi”.

Luca Pizzini (mister Calmasino) dice: “Io dico che per fare l’allenatore è giusto che si abbia fatto esperienza da giocatore e non viceversa. Ci devono essere delle regole ben precise. Si rischierebbe di fare un bel calderone. Purtroppo ci sono oggi società che mettono in panchina gente che non ha un patentino da allenatore. Questo è un grosso male per i dilettanti. Primo, non si può mettere una squadra in mano a persone non competenti. Io ho capito poi che allenare è totalmente diverso. Bisogna acquisire nuovi basi tecniche che chi frequenta il corso di allenatore impara. Poi voglio dire un’altra cosa, e parlo di giustizia sportiva, dove si punisce solo l’allenatore che va in panchina senza patentino, invece perchè non puniamo le società che mettono queste persone all’opera con punti di punti di penalizzazione in classifica. Questa cosa va punita assolutamente, così nessuna società si potrà ancora permettere di fare questo”.

“Il discorso patentino è sempre importante – dice il mister dell’Ambrosiana Jodi Ferrari -, a mio parere se uno vuole fare il tecnico e studia seriamente il gioco e le regole del calcio, non vedo perché non possa farlo anche se non ha mai giocato. Pensiamo ad esempio Sacchi e Malesani dove sono arrivati. Ovvio che uno che ha giocato possa avere un esperienza diversa. Per fare il corso si paga e bisogna superare un esame”. Riccardo Allegretti (Clivense) dice: “Abbiamo esempi di grandissimi allenatori che hanno quasi zero passato da calciatori e grandi ex calciatori diventati poi anche grandi allenatori, quindi non c’è una regola fissa. Io penso che chi ha fatto calcio nella vita sia più agevolato perché alcune dinamiche di campo le ha già provate”. Chiude Fabrizio Sona che dice: “Per me può fare benissimo anche chi non ha mai giocato a calcio. Però bisogna che sia preparato e che magari abbia frequentato i campi di calcio. Vedi i vari Sarri e Sacchi”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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