Ne hanno fatta di strada la famiglia Paese. Il padre, Fabrizio, “Bicio” per gli amici, è stato per molti anni il preparatore dei portieri di mister Alberto Malesani ed oggi allena i giovani talenti delle giovanili dell’Hellas Verona. Suo figlio Stefano, invece, sta facendo benissimo alla neo promossa Montorio in Promozione. Li abbiamo sentiti e gli abbiamo posto alcune domande. Allora Stefano, che consigli ti ha dato tuo padre Fabrizio, oggi Preparatore della Primavera del Verona, nella tua carriera di giocatore e poi da mister dei nostri amati dilettanti? “Da giocatore mi ha sempre detto di divertirmi perché facevo ciò che più mi piaceva e di rispettare sempre con serietà ed onestà gli impegni presi, cosa che posso dire di aver fatto in tutte le 517 partite giocate nei dilettanti dalla 2^ categoria fino all’Eccellenza. Mi ha sempre dato giudizi obiettivi sulle mie prestazioni e sul mio comportamento in campo, allo stesso tempo mi ha sempre dato consigli e suggerimenti per migliorarmi. Al di là delle prestazioni tecniche la cosa su cui mi ha sempre fatto i complimenti è per il rispetto che ho sempre avuto nei confronti di tutti. Da mister, invece, mi ha consigliato di cercare sempre di essere in sintonia con la Società, pur portando sempre avanti le mie idee con coraggio e determinazione, sempre convinto dei propri mezzi e del proprio modo di lavorare sul campo. Penso comunque che la condivisione delle proprie idee con Società, collaboratori e giocatori, sia un punto di forza su cui anch’io credo molto. Il mio sogno è di riuscire un giorno ad allenare insieme a lui”.
Tuo padre Fabrizio è stato preparatore dei portieri a Parma, Verona e Firenze, che ricordo hai di queste esperienze in grandi piazze professionistiche? “L’ho sempre seguito con immensa passione e compatibilmente con i miei impegni calcistici cercavo sempre di andare a vedere le sue partite ed allenamenti. Ricordo ancora con grande entusiasmo molte partite di campionato e di Coppa Uefa a Parma, ma anche tante altre emozionanti a Firenze e soprattutto a Verona. Una su tutte la finale di Supercoppa Italiana vinta a San Siro contro il Milan di Weah, Shevchenko, Maldini, ecc…” Che tipo è mister Malesani? ” Per me – dice Fabrizio – Malesani è il vero Numero Uno. Grande come allenatore e stupendo come uomo. Sempre coerente ed onesto nei miei confronti e nei confronti di tutti gli addetti ai lavori”. Stefano invece di lui dice: “Per come l’ho conosciuto io, per come l’ho visto allenare e per come me l’ha sempre descritto mio padre, Malesani è un modello da seguire ed io mi ispiro molto a lui, soprattutto per come gestiva i suoi gruppi con incredibile bravura e attenzione sotto l’aspetto tattico e sotto il profilo umano”.
Aneddoti tra te e tuo padre? “Ai tempi del Chievo, nell’anno della promozione in serie B, facevo il raccattapalle e per scaramanzia la mia postazione era sempre al fianco della panchina di Malesani. L’aneddoto più simpatico è stato a Firenze. Io dovevo finire la scuola e ci siamo trasferiti là con tutta la famiglia. Finito il ritiro estivo, la Fiorentina si allenò per un breve periodo a Coverciano a porte chiuse e mio padre un giorno mi portò con lui all’allenamento. Essendo l’unico spettatore mi misi in disparte sugli spalti, e, ad un certo punto, vedo venirmi incontro Batistuta, che era il mio idolo e che avevo visto solo in televisione, con fare minaccioso e intimandomi di andarmene visto che l’allenamento era a porte chiuse. Cerco di giustificare la cosa dicendo di essere il figlio del loro preparatore dei portieri ma non c’è stata ragione. Mentre sto per alzarmi e per andarmene, scoppia in una risata e mi abbraccia, in quello stesso istante vedo mio padre sbucare dalla tribuna e ridere di gusto. Il loro scherzo era riuscito, l’aveva mandato lui”.
Come vivete questo blocco totale causato dal Corona-virus? “Purtroppo – dice Fabrizio -, come penso sia per tutti, è una situazione veramente dolorosa. Tante persone stanno soffrendo, è spiacevole perché questa epidemia ci ha privati della nostra passione ma soprattutto sta mettendo gravemente in difficoltà tanta gente rendendoci impotenti. La cosa importante è che tutti noi la combattiamo rispettando le regole, sapendo che solamente così un giorno ne usciremo vincitori e potremo tornare a vivere con passione la vita normale e lo sport, di cui siamo innamorati”. Stefano aggiunge: “Per prima cosa, il mio pensiero va alle persone che stanno soffrendo e ai loro familiari. In questo momento pensiamo innanzitutto alla salute rispettando le regole e restando a casa, questo nella speranza che tutto si risolva al più presto e nel migliore dei modi. Personalmente mi manca il campo e non vedo l’ora di rivedere tutti i miei ragazzi. Sono fiducioso e credo che presto vinceremo questa aspra battaglia contro il CoronaVirus che ci sta facendo tremare minando la nostra salute e le nostre certezze”.
Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it