Ci ha lasciati poche ore fa – e la notizia non ci poteva che lasciare profondamente scossi – Mirco Dalle Ave, il mister innamorato prima dell’insegnamento e dei grandi valori da trasmettere ai giovani – era anche insegnante di Educazione Fisica – oltre che del calcio, che aveva trasformato in una sorta di compagna di vita. Stava male, noi della redazione l’avevamo appreso alcune settimane fa, ma pensavamo che il suo fisico avesse la forza di vincere come uno scoglio tutte le maligne onde che s’infrangevano contro di lui. Era un vero “signore della panchina” perché non lo si è mai sentito esaltare la propria squadra o denigrare la preda domenicale appena cacciata. Aveva soltanto poco più di 50 anni – classe 1972 -, soltanto dopo averlo cercato per un’intervista sul “suo” San Giovanni Ilarione, ci eravamo accorti che il suo non rispondere al cellulare non era solo un gesto che fa parte della liturgia calcistica, la superstizione, ma, che non era al meglio delle condizioni fisiche e psicologiche. “A San Giovanni Ilarione” singhiozza il diesse Omar Rossetto “Mirco ha riportato la gentilezza e l’amore nel far calcio, ha fatto rigenerare l’entusiasmo non solo nei giocatori, ma anche nei tifosi biancocelesti e in noi dirigenti. Era da qui che era decollata la sua lunga carriera di mister, portando il San Giovanni Ilarione in Promozione e contando di fargli fare il nuovo balzo, quello verso la Prima categoria”.
“Soltanto, vederlo all’opera, mentre allena, ti viene voglia di fare calcio. Mirco è il vero mister che tutte le società vorrebbero avere, resterà sempre nel nostro cuore come “il nostro mister””. Il diesse biancazzurro Omar Rossetto aggiunge: “Adesso, dobbiamo portarglielo il titolo perché sappiamo quanto ci tenesse e sappiamo di avere in lui – lassù, dove l’erba dei campi non si secca mai, e il sole non cede mai all’oscurità, alla penombra delle nubi – un tifoso speciale, tutto e solamente nostro”. Mirco ha guidato anche le giovanili, vincendo un “seminatore d’argento”, premio conferitogli dal mensile “Calcio dilettante”, e dopo aver smesso di giocare – nel San Giovanni Ilarione – ha guidato Belfiorese, Valdalpone Roncà, U.S. Provese, Borgo Scaligero Soave, Bevilacqua ed altri club rinomati della provincia di Verona (soprattutto dell’Est) e del vicentino. Un particolare di lui ci è sempre rimasto impresso: non tollerava che né durante l’allenamento, tanto meno durante la gare, si bestemmiasse. Questo ha sempre denunciato, svelato la sua grande Fede in quel Dio che se l’è voluto riprendere in braccio. Michele Mafficini, collega di lavoro oltre che di panchina, lo ricorda come un “lord del calcio”, un vero signore; “che nulla ha avuto a che vedere con tanti mister che l’educazione non sanno neanche da che parte stia!”
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it