A furia di stendere i personali commenti, i punti del lunedì, tra gli spunti mi è sorto quello di invocare una titolazione agli impianti sportivi di Verona e provincia, quelli in cui ogni domenica trascorrono quasi tutto il pomeriggio i nostri calciatori dilettanti di Verona e provincia. Dopo più di 45 anni di giornalista, ho pensato che le varie Amministrazioni Comunali, le varie Giunte territoriali trasformassero in realtà – grazie all’intolazione degli impianti sportivi, meglio, a nostro avviso, del molto anonimo stadio “Comunale” (troppo poco!) – il sogno di far trovare casa…, in cambio di pochi spiccioli di fatica, a costo zero centesimi di euro, rendendo così dantescamente “eterna”, cioé oltre alla barriera del tempo e dello spazio, le figure che hanno speso una vita affinché il testimone – ricevuto da altri probi personaggi – passasse a quelli che oggi giorno sono stati chiamati a reggere le sorti di questo o di quel sodalizio, club calcistico. E, come quando si cerca di esprimere il proprio parere, di manifestare la propria personale preferenza – ma, vi assicuro non siamo in un seggio politico – si può essere contrariati, peggio, fraintesi, ma mai contestati (a chi verranno in mente i “nostri eroi” è pregato di segnalarceli via e-mail: direzione@pianeta-calcio.it.)
E, percorrendo questa nostra idea, sicuramente possiamo incespicare nello sbaglio – molto veniale, vi assicuro! – di tralasciare nel nostro percorso qualche figura importante, che ha speso l’esistenza per il nostro “fubàl”: ma, ne siamo consapevoli, figuriamoci! Ed, allora, pensando al Team Santa Lucia Golosine, proponiamo di intestare il terreno – almeno uno! – a Luciano Giglio, per la stessa motivazione di cui abbiamo scritto sopra. Ad Isola Rizza, sarebbe ragionevole cointestare l’impianto a due: Franco Bonetti – deceduto mentre segnava nel vecchio campo le linee, e papà dell’attuale dirigente Marzio – e a Franco Brunelli, deceduto in seguito alle conseguenze gravissime causate dalla pandemia, dopo aver giocato, fatto il diesse e da presidente, dopo aver appena goduto del trionfo in Coppa Veneto di Prima categoria degli “spallini del Piganzo”, trofeo che ha costituito da lasciapassare per lo storico ingresso in Promozione. Proseguendo il nostro percorso, perché non trovare un nome all’impianto di Bevilacqua, chiamato solamente ricordando la via dove è sorto, ossia PontePitocco? Ci sarà pure una figura storica che nel Comune dell’estrema bassa veronese, al confine con la padovana Montagnana, merita di essere “eternato”, non certamente di salire, necessariamente, sull’altare dei beati religiosi, ossia coloro che secondo il nostro credo cattolico sono destinati a godersi la visione di Dio in Paradiso. Non quello, perché chi è senza peccato deve scagliare la prima o la millesima pietra, o no? E, nessuno di questi incalliti appassionati del proprio campanile non possono professare lo stesso orientamento religioso, o non hanno avuto l’opportunità di conoscere questa o quest’altra fede. Certo che vale – eccome! – tenere in considerazione la rettitudine di tali volontari a vita del nostro calcio: ma, giudichiamoli per quello che hanno amato, fatto e non detto male!
A Cologna Veneta, abbiamo pensato a Gianni Fabris, per la sua totale dedizione – fino all’ultimo – al calcio dei “giallo-blu del mandorlato”. Ma, potrebbe stare bene anche il nome di Francesco Scevaroli, impresario edile che ha acceso la miccia alla parabola più alta dei colognesi. A Belfiore d’Adige manca l’intitolazione, a Fumane idem, a Cavaion? A Villafranca esiste solo il Comunale? E, a Montorio, proponiamo Arganetto o Andreoli; a Oppeano, Lino, l’ addetto al magazzino ed alla logistica dei “bianco-rossi del Piganzo”. A Marano, casa del Real Valpolicella, suggeriamo Armando Ferrari, l’ex presidente del “Barça della Valpolicella”, ossia dell’F.C. Valgatara. Il BorgoPrimomaggio all’ex “gemello” della Primavera del L.R. Vicenza allora guidato da Andreis, il papà di Maicol Andreani, classe 1987, oggi in forza all’Unione La Rocca Altavilla, per aversi speso – appese le scarpe al chiodo – ai giovani “draghi rossi” borgatari. O al bomber Mirko Mori che è stato anche uno dei dirigenti della nuova società assieme ad Enrico Sgreva. Lo Stadio del Gargagnago a Luciano Martinelli, mister tuot court, “mago” dei trionfi di compagini in Terza categoria, tra cui proprio i “tricolori della Valpolicella” del mitico Fabrizio Cinetto, altra istituzione di lassù, ma, per fortuna, ancora vivente. Cointitolazione a Buttapietra, dove al già esistente tempio dei Boys Buttapedra dedicato ad Eliseo Zendrini, si può associare quello di un grande, passionale e vulcanico quanto vuoi, ma diesse fattosi da solo. Buttapietrese doc, ci riferiamo a Ferruccio Recchia, classe 1939, scomparso nell’aprile di 5 anni fa, ex “longa manus” dell’ex Presidente dell’Hellas Verona Beppe Brizi, ma anche diesse del Bologna di Marocchino, del Livorno campione della Coppa Italia di Serie C, quello guidato al successo da bomber Igor Protti, diesse pure dell’Avellino di “patròn” Scibilia, del Messina, dell’Empoli (scoprì lui la modenese punta Luca Toni), Pistoiese, Catania, del Mantova dell’allora Presidente Andrea Fagnani (stagione 2001-02), ex massimo dirigente del Foroni sia maschile e di quello scudettato femminile, Fagnani, il quale subentrò all’imprenditore bresciano del settore tessile, Mario Cioli.
A Sustinenza suggeriamo di affiancare – chiamasi co-intitolazione – al già ricordato Luca Davi, il nome di Paolo Leardini, prematuramente scomparso a 52 anni, dopo una vita dedicata al sociale e al Sustinenza calcio. A Sanguinetto, cointesteremmo l’impianto già esistente e Maurizio Perezzani, meglio conosciuto con l’appellativo di “Bomber” (ricordate i suoi bollenti Tornei estivi a Nogara e prima a Tarmassia?). A Bonavicina, avanziamo l’ipotesi della co-intestazione di Raffaele Freddo e di Silvano Stella, giocatore e “fedelissimo” del mitico Cra Bonavicina e poi allenatore e dirigente. A San Giovanni Lupato merita sicuramente di essere posto al fianco dell’ex Nazionale lupatotino Giobatta Battistoni il molto più recente Luigino, “Gin” per tutti, Toniella, giocatore ed allenatore – pure delle più piccole e vivaci leve – fino quasi all’ultimo della sua esistenza. A Pozzo, non sarebbe male cointestare il bellissimo impianto – in cui conoscemmo in pre-partita, come sede dell’allenamento in trasferta sostenuto dai giallo-rossi capitolini lanciati alla conquista del loro 3° scudetto della Roma, Cafu, Francesco Totti, Vincent Candelà, Gabriel Batistuta e mister Fabio Capello, edizione 2000-01 – “Nicola Pasetto” a chi ha “servito” due club tra loro sempre rivali: il San Giovanni Lupatoto e lo stesso A.C. Pozzo. Stiamo parlando del prof. Sergio Bonato, padre del Nereo, ex portiere Berretti dell’Hellas Verona, ed ex diggì di Sassuolo, Sampdoria ed ora dirigente del Cagliari, classe 1965, e dottore in Economia e Commercio.
Un posto autorevole, di riguardo merita la citazione senza tempo dell’impianto dove milita la Fumanese al mitico Fernando Boscaini, personaggio che ha dato una figlia – Marika – al giornalismo sportivo territoriale, a titolo di corrispondente di zona per il quotidiano “L’Arena”. Lo stadio di Montecchia di Crosara meriterebbe di essere intestato ad Andrea Danese, sfortunato atleta perito a bordo della sua motocicletta nel fiore dei suoi anni e molto attaccato alla realtà calcistica non solo del suo paese. Il “Comunale” di Caprino, invece, a “penna bianca” Adolfo Remondini, mister di tutti i principali club del Baldo-Garda, per anni cittì della rappresentativa dilettantistica veronese e non, trionfatore in Regione, nel lontanissimo 1973, alla guida della Rappresentativa veronese Juniores. Il PGS Concordia B.Milano, già intitolato all'”eroe-poliziotto” Manuel Fiorito, dovrebbe raddoppiare la sua titolazione in omaggio a Roberto Maimeri, il quale ha dato tutto sia come dirigente che in veste di cronista. Il “Belvedere” di Calmasino dovrebbe scvoprire una targa di bronzo al grande, indimenticato Osvaldo Quarti, vivaista, al quale, assieme all’impresario edile Orlandi, è stato protagonista dello sviluppo del club della frazione di Bardolino. Al “Vignola” di Avesa, dovrebbero ricordare anche mister Fausto Nosé, una gara in serie A con il 10 e contro la Juventus, poi, tanto Chievo e mister della promozione dell’A.C. Tregnago in Interregionale, l’odierna serie D.
L’impianto di Quaderni spetta, a nostro modesto avviso, a Sara Olivieri, la presidentessa che ha guidato fino all’ultimo suo respiro, dalla stanzetta di un ospedale in cui ha dovuto lottare contro uno spietato, terribile male, il sodalizio nero-verde della Postumia. Restando qui, in Postumia, ad Arnaldo Ottoboni, grandissimo dirigente e factotum (ha guidato i pullmini del vecchio Chievo) oltre ad essere stato dirigente del Magico Pollo Miglioranza dell’allora presidente Norino Darra. Il “Comunale” di Borgo San Pancrazio a Virgilio Moscardo, quello di La Rizza di Villafranca a Gianni Longhi, volontario di numerose associazioni benefiche (casa famiglia per giovani malati bielorussi, ucraini, altri) e di volontariato (in primis, “La Trottola”) del territorio larizzano: lui, nato a Pegognaga di Mantova, ha vissuto a lungo (ma, non troppo!) a La Rizza di Castel d’Azzano, nel cui cimitero riposa dal 10 giugno 2008. Il “Bertoldi” di Casaleone dovrebbe accoppiarsi con il mobiliere Alberto Cherubini, figura che ha dato la svolta al calcio dei “leoni giallo e blu della Bassa”. Lo stadio del Porto di Legnago, lo dedicheremmo al suo ex presidente Pietro Zancanella, ex arbitro, il classico burbero benefico (e generoso) dell’attuale presidentessa Beatrice Zancanella e del figlio – anche lui calciatore dilettantistico, Andrea – zio di mister Matteo Zancanella.
Il “Maracanà” di Maccacari, dove oggi giocano i Boys Gazzo, dovrebbe intitolarsi a Doriano Guandalini, creatore della nota ed omonima linea di indumenti sportivi, ex “bandiera” dei maccacaresi dove negli ultimi anni è stato anche direttore sportivo, papà dell’attuale mister del Borgo San Pancrazio – Stefano, apprezzato ex attaccante di tante squadre della nostra provincia -, sodalizio, l’A.C. Maccacari, in cui hanno militato i grandi Germano Cavallaro (punta baffuta e prolifica) e Costantini di Pontepossero, microbica frazione di Sorgà di Verona. Il campo di Isola della Scala, invece, a Roberto “Rambo” Bissoli, potente uomo della Diccì dorotea, il quale diede impulso alla ripartenza del calcio giallo-rosso isolano, rilevando la Promozione dal Bonferraro del compianto Francesco Gamberini, nella cui squadra furoreggiava anche Nereo Gazzani, mister tuttora in attività. Lo stadio di Minerbe, invece, alla impareggiabile punta mancina, ex Audace, Silvio Recchia, davvero uno dei maggiori protagonisti dell’ADS Minerbe degli anni 70; un inarrestabile funambolo, che partiva dal corridoio laterale per pungere, bucare le difese avversarie.
Il Parona, invece, dovrebbe cointestare il già noto “Bertani” a papà Sergio e al figlio Guido Brugnoli, autentiche “bandiere” del fubàl bianco-verde, quello in cui militò pure il nostro ex Presidente del C.R.V.-Lega Nazionale Dilettanti, “Brazìl” Gianni Guardini, broker finanziario con studio in Valpolicella. Il Centro sportivo di Sanguinetto, già intestato a Giorgio Lucchini, figura poltica del luogo, lo si potrebbe allargare, includendo anche l’umile Antonio Zuliani, detto “Sogliola”, ma, anche l’ottima “penna”, figlio del grande maestro del giornalismo italiano Giulio Nascimbeni, Enrico, ma anche a “El Gemmo”, al secolo Gelmino Bortolani, meravigliosamente ritratto dal grande Enrico “Nasci”, con in pugno ora il secchio dell’acqua, ora intento a sventolare la bandierina durante una gara. Il “Pelaloca” di Cerea non può prescindere dall’intestazione della grande “tromba” Gerardo Patuzzo, fratello del mitico Gido (carneade ceretana degli anni 70), innamorato cantore dei granata della Bassa, ma neanche dell'”enciclopedia vivente del calcio”, Fabrizio Bottura. Amante dello Sport a 360 gradi, scomparso alla vigilia dei suoi 75 anni, e con il quale il sottoscritto – lavorando assieme per circa un anno tutti i sabati – abbiamo dato alla stampa gran parte delle intitolazioni dei campi sportivi dilettantistici da Bolzano fino alla siciliana Gela. Quello di Rosegaferro, spetterebbe di diritto ad Arturo Cordioli, uomo di gran cuore e che per i rosso-blu del club del Comune villafranchese ha fatto di tutto prima di perire in un tragico incidente stradale. Il già “San Giovanni Bosco” di San Giovanni Ilarione dovrebbe co-intitolarsi con quel grande mister, mancato nel fiore dei suoi anni, ci riferiamo a Mirko Dalle Ave, mister “ben educato”, galantuomo del nostro calcio. Quello del Bussolengo a Mario Lusente, ex terzino della Grande Audace degli anni d’oro (60-70), bussolenghese doc.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it