Il capo della Delegazione Nazionale Under 15 della Lega Nazionale Dilettanti, il veronese Gianni Guardini, ex Presidente del Comitato Regionale Veneto FIGC-LND, è appena rientrato dal Torneo tenutosi in questi giorni a Cava dei Tirreni, nel Salernitano, dove si è tenuto il Torneo tra le Regioni di professionisti di serie C, la Turris, la Cavese, la Salernitana, il Benevento e il Frosinone. “La 1^ fase” riassume il dirigente federale “è stata positiva (5 a 0 contro la Cavese, 3 a 1 al Turris, 0 a 0 con la quotata Salernitana, semifinale a Cava dei Tirreni contro la Rappresentativa della Lega Pro del commissario tecnico Daniele Arrigoni. Dopo il momentaneo 2 a 2, ai rigori ad oltranza trionfa la Lega di Serie C contro quella di Serie D. Un Torneo bellissimo, organizzato molto bene, con 10 nuovi elementi ed un gruppo di 22 giocatori di alta qualità e massimo impegno, che ha permesso di fare un’ottima figura”. Qual è il rimedio, in Italia, alla carenza di giocatori nei ruoli specifici? “Tutto parte sempre dalla base: si tende a prediligere questo gioco totale, non valorizzando i diversi ruoli, partendo dal portiere, dalla cosiddetta fase difensiva, per cui le individualità devono essere a disposizione del gruppo e bisogna correre, correre, pressare, tutti, in buona sostanza, devono recitare la stessa parte e, di conseguenza, il ruolo non è più esaltato, valorizzato”.
Ed ancora su questo registro: “Oggi l’attaccante si stanca molto, a furia di spendere energie nello spaziare in maniera continua a destra e a manca, arriva sotto porta che non è più lucido. La mentalità che ricorre è che se una squadra imposta il gioco sui lanci lunghi, è un disonore, è una non-squadra. Sì, ok partire dal basso, ma, se alle leve più piccole non insegni l’abc del calcio (non vedi più la tecnica del muro né le forche), non coltivi la peculiarità del ruolo, la sua specificità. Ora conta pressare, premere, e i gol scaturiscono quando l’avversario ti ruba palla e punta in rete. Occorrerebbe il giusto mix, la giusta miscela tra la tecnica di base, gli schemi e l’agonismo, la corsa”. Per due volte di fila i nostri azzurri sono stati esclusi dai Mondiali di calcio… “E’ sempre la conseguenza di un percorso, che vede pochi italiani calcare la massima ribalta. Esiste un po’ il Sassuolo come mosca bianca, anche se gli emiliani potranno pagare questa filosofia nelle esperienze di Coppa Europea. Mancini, è vero, impiega i giovani, fa un bel turn over, li prova, ma non li impiega poi nelle qualificazioni ai Mondiali. Negli Europei vinti l’anno scorso dagli azzurri abbiamo sviluppato un bellissimo gioco, un rigore ci ha vietato l’ingresso ai Mondiali. Per approdare in azzurro, bisogna giocare in serie A”.
Non abbiamo troppi oriundi in Nazionale? “Ci sono tantissimi ragazzi che militano nelle nostre Primavere, nella misura di circa il buon 70%. E, questo per una questione economica, senza sapere che un giocatore extracomunitario, per esempio del Lussemburgo, che gioca in Italia, ha dei costi (vedi vitto, alloggio ed altro). Dovremmo dare più spazio a giocatori nostrani, del nostro territorio e delle nostre periferie, i quali potrebbero essere impiegati in serie A, ma fanno fatica ad arrivarci. Oggi, l’ Under 15 dei dilettanti è la vetrina dei nostri talenti, e già una buona decina sono stati opzionati dai grandi club. Ergo: bisogna attenzionare maggiormente i nostri floridi vivai, monitorizzarli con una lente importante!”
Domenica sera al “Renzo Barbera” di Palermo, nella finalissima play off di Serie C tra i rosa-nero e il Padova (battuti sia all’andata, all'”Euganeo”, che in Sicilia) è stata applicata per la prima volta la VAR per una partita di serie C… “Tutto ciò che è tecnologicamente a disposizione, che serve a migliorare le situazioni del calcio e non il gioco in se stesso, è sempre ben accetto e merita di essere preso in considerazione. Sono correttivi preziosi, però, il giudizio spetta sempre all’occhio umano, alla lente con cui l’arbitro vede ed interpreta la situazione stessa. La VAR, voglio dire, è importante solo se è a disposizione dell’interpretazione umana, e cioè dell’arbitro”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it