lunedì, 28 Aprile 2025
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Ciao “Pablito”! Il ricordo di lui dei nostri dilettanti veronesi…

Gli volevamo tutti bene a “Pablito” che è stato protagonista, a suon di gol, nella Nazionale azzurra campione del mondo in Spagna nel 1982 sotto gli occhi del presidente Sandro Pertini. Sconfitto da un brutto male ai polmoni Paolo Rossi ci ha lasciati all’improvviso ed è salito in cielo. Persona umile, sempre pronto a sorridere a chi incontrava e alla vita. Lascia due figlie e la moglie Federica, giornalista che assieme a lui aveva scritto due libri “1982” e “Quanto dura un attimo”. Federica ha in tasca ben tre lauree, l’ultima in arrivo in Psicologia, dopo quelle in Lettere Moderne e Scienze della Comunicazione. La coppia viveva in Toscana ad Arezzo. I funerali di Paolo Rossi sono previsti a Vicenza domani mentre da oggi è aperta la camera ardente allo stadio Menti di Vicenza. Abbiamo chiesto ad alcuni addetti ai lavori del nostro calcio dilettantistico veronese un loro ricordo di Paolo Rossi.

Stefano Menini, d.s. del Montorio: “Ricordi indelebili della mia adolescenza! Facile andare con il pensiero al Mondiale in Spagna del 1982 illuminato dai suoi incredibili gol, la tripletta al Brasile, la doppietta alla Polonia e il gol in finale con la Germania. E’ stato uno degli artefici principali di quel mondiale pazzesco finito con il trionfo finale azzurro! Nell’ultimo periodo l’ho potuto apprezzare come grande commentatore in TV. Sempre pacato nei toni e nei modi e molto razionale nei suoi giudizi. La sua scomparsa è un grandissimo dispiacere per tutti noi”. Marco Pacione, suo compagno di squadra nell’Hellas Verona che nella stagione 1986-87 arrivò quarto in campionato, di lui dice: “Per la mia generazione era un simbolo ed un orgoglio nazionale. Poi è diventato mio amico e compagno di squadra. Una persona con un grande spessore umano che ora purtroppo non c è più. Lui era un ragazzo che si faceva volere bene da tutti, non era una star! Lui era campione del mondo, pallone d oro e campione d’Europa, un grande insomma. Era una persona umile, era uno di noi! Di lui ho un ricordo molto molto piacevole”.

Gianluigi Pietropoli, Presidente dell’Ambrosiana: “Se ne è andato il mio mito! Io giocavo come centravanti nell’Ambrosiana dal 1976 al 1982, quando lui era un grandissimo campione. Per me era il centravanti di riferimento. Quando facevi un gol di rapina ti dicevamo che avevi fatto un gol alla Pablito! Io sono di fede interista ma della Juve ho amato tre grandi talenti lui, Roberto Baggio e Ronaldo ai tempi nostri. Mi mancherà!”. Umberto Chincarini, presidente del Peschiera: “Svegliarsi in un mattino di dicembre, con il buio delle giornate grigie e la luce che stenta a venire fuori, e con la prima notizia che leggi sul cellulare che è la morte di Paolo Rossi, è un pugno nello stomaco! Se ne è andato un ragazzo della mia età, un campione del Mondo! Era impossibile non amarlo perchè era una persona gentile ed umile! Come quel calcio di allora, così simile a quello dei nostri dilettanti “. Mister Paolo Mosca: “Ci lascia un grande uomo di sport! Continua la maledizione di questo anno 2020 maledetto del Covid-19! Le sue imprese in Spagna ci fecero sognare. Quella Nazionale, allenata da Bearzot, ci regalò emozioni mai dimenticate! Mi ricordo di lui quando, squalificato per il calcio scommesse, venne a Bonavicina per giocare una partita amichevole. Fu una festa vederlo in campo! Ciao Paolo, riposa in pace”.

Antonio Ferronato, mister del Pedemonte: “Un altro grandissimo mito della mia adolescenza se n’è andato! Il re del Mondiale in Spagna con i suoi gol importanti e decisivi. L’ultimo della sua carriera lo fece a Verona, ricordo ancora il suo gol, lo fece a Torino su cross di De Agostini. Ormai le ginocchia non lo reggevano più. Andava avanti con infiltrazioni e si vedeva che soffriva molto. Uomo schivo e gentile dal profilo basso ma sempre sorridente. Persona ben voluta da tutti, un vero campione, anche fuori dal campo. Lo ringrazio per le emozioni che mi ha regalato”. Antonio Bogoni, ex giocatore professionista (nella foto grande con la maglia dell’Ascoli mentre marca Rossi contro la Juventus): “Direi questa frase che vuole dire tutto. E’ stato un uomo e giocatore di grande spessore di quel calcio romantico che piace a me”. Claudio Ferrarese, d.s. del Sona calcio: “Ha lasciato un vuoto in tutti noi immenso. Ci Lascia una delle icone più grandi del calcio mondiale. Nel Mondiale del 1982 in Spagna è stato un trascinatore!”.

Andrea Matteoni, mister del Mozzecane: “Ho avuto l’onore di conoscerlo qualche anno fa ad Arezzo, in un torneo con gli ex gialloblu, mi ha lasciato un ricordo immenso ed indelebile. Una persona umile ed intelligente, un giocatore straordinario con un fiuto del gol straordinario. Un campione anche fuori dal terreno di gioco “. Mister Luca Mancini: “Un grande! L’eroe di noi ragazzini quando avevo 12 anni. Ho nella mente il ricordo di lui e del C.T. Bearzot, due persone eccezionali che hanno insegnato a noi ragazzi a non mollare mai! Colonna portante della mia generazione, se ne è andata una figura simbolo come calciatore della mia generazione. Dopo Maradona anche lui è andato in cielo. Un anno davvero bruttissimo questo 2020! Pablito resterà per sempre nel cuore di tutti noi orgogliosi di essere italiani”. Mauro Cannoletta, d.g. del Villafranca: “Se ne è andato uno dei più grandi calciatori italiani che ha scritto la storia del calcio! Ci ha regalato il Mondiale del 1982! Vorrei che allo stesso modo di Maradona tutti mettessero la sua foto sui profili social! Perché è stato un grande giocatore ed un grande uomo, ci mancherà moltissimo!”

Alberto Baù, mister del S.Giovanni Lupatoto: “Era una punta molto moderna, che saltava l’uomo in velocità e aveva un ottimo bagaglio tecnico. Lui poteva decidere le partite in ogni momento. Il suo cammino somiglia molto a quello di Van Basten che come lui ha avuto diversi infortuni importanti. Pablito ha saputo sempre rialzarsi superando i momenti bui della sua carriera. In Spagna mister Bearzot gli ha dato fiducia e alla fine quel mondiale con merito l’abbiamo vinto anche grazie a lui”. Jodi Ferrari, mister del Valgatara: “L’ho visto solo in TV, è stato un vero bomber che seminava il panico in ogni area di rigore. Fa parte di quei giocatori mito, come Tardelli, Cabrini, Conti e così via, che in Spagna ci hanno fatto gridare siamo campioni del mondo”. Vittorio Zampini, presidente del Garda: “Ho appreso la notizia mentre ero in macchina e stavo tornando dalla Svizzera. Sono molto dispiaciuto perchè era un giocatore fortissimo che mi ha regalato la gioia di andare avanti nel calcio. Persona umile con grande talento. Mi mancherà!”. Lucio Alfuso, presidente del Pescantina-Settimo: “La notizia della scomparsa di Paolo Rossi mi rattrista moltissimo e mi lascia un sorriso amaro e pieno di malinconia. All’epoca del Mondiale in Spagna, io avevo solo 9 anni e il calcio che più contava per me era quello che si giocava sui campetti o nella mia società da giovane calciatore. Poi dopo il Mondiale del 1982 in Spagna tutto si è dipinto di azzurro e Paolo Rossi era l’eroe dell’Italia! L’ho conosciuto tanti anni fa ed ho un bel ricordo di lui. Persona piacevole, molto socievole e simpatica. Mando alla sua famiglia le mie più sentite condoglianze”.

Il presidente del Parona Enrico Guardini dice: “Il ricordo di Paolo Rossi è il ricordo del primo mondiale di calcio da me vissuto, il ricordo della gente che si radunava a vedere le partite nei bar o invitando gli amici a casa propria. Ricordo l’insoddisfazione dopo le prime tre partite pareggiate con un certo imbarazzo con Perù, Polonia e Camerun, la qualificazione strappata per il rotto della cuffia per poi affrontare l’Argentina di un giovanissimo Maradona e soprattutto lo splendido Brasile di Zico e compagni. Paolo Rossi è Italia-Brasile 3 a 2 (e mi scuso con tutti gli altri splendidi protagonisti di quella partita) è Davide contro Golia, è la mia Italia-Germania 4 a 3 (in quanto non ero ancora nato). Da li in poi Rossi ha impersonificato l’orgoglio dell’Italia calcistica, contro i maestri carioca, Pablito è diventato la punta di diamante di una squadra di uomini veri di un calcio che non c’è più e che ci ha resi orgogliosi in quell’estate del 1982. Il suo ricordo è vivo anche quando ha indossato la maglia gialloblu, la sua innata eleganza ed educazione che poi ha fatto conoscere a tutti quando la sua vita lo ha portato a svolgere il ruolo di commentatore in tv. Per sempre resterà “Pablito” con quella maglia azzurra un po’ troppo larga, le braccia esili alzate in cielo e noi ragazzini che saltiamo sulle sedie in quell’afosa estate mondiale”.

Andrea Danese, mister del Castelnuovo: “Non posso non citare il mio primo ricordo calcistico che ho impresso nella mente. Era l’estate del 1982, mondiali in Spagna, prima tv a colori Grundig con telecomando a distanza acquistata appositamente per l’evento. L’Italia che arriva all’appuntamento dell’anno con l’onta del calcio scommesse e con grande pessimismo da parte di tutti. Le prime partite del girone di qualificazione sono giocate male e le polemiche e le critiche fioccano sui media. Bearzot impone il silenzio stampa, affrontiamo un cammino che sembra impossibile, con Argentina e Brasile, sua la tripletta contro il calcio “Carioca” dei favoriti verde-oro, i gol alla Polonia di Boniek, e poi la prima rete in finale contro i panzer tedeschi. quando la palla entra in rete non si capisce chi l’ha colpita, poi la voce un po’ incerta e sorpresa di Nando Martellini che grida “…ha segnato Rossi!”. Era proprio così, il Pablito Mundial quasi non lo vedevi, sembrava capitato lì per caso, non toccava palla per minuti ma poi alla fine arriva sempre prima lui, rapace dell’area di rigore, a metterla nel sacco. Me lo ricordo mingherlino, con il suo fisico esile, ginocchia logorate, umile e imbarazzato davanti alle telecamere, sempre gentile e sorridente, quasi malinconico con la voce stridula. Campione per una estate, eroe per sempre!”

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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