Allenare è sempre stata la sua grande passione. Quest’anno, di comune accordo con la società Intrepida, Antonio Donatiello si è dimesso dalla guida della prima squadra rossonera di Seconda categoria dopo poche giornate dall’inizio del girone di andata. Ora però Antonio ha già voglia di tornare a sudare sul campo. A lui abbiamo rivolto alcune domande. Antonio, il ruolo del mister è davvero molto complicato? “Parto dal presupposto che è un ruolo che te lo devi sentire dentro. Non è scontato che, una volta che uno ha smesso di giocare, senta necessariamente la voglia di intraprendere la carriera da allenatore. Sono due percorsi totalmente differenti ma ugualmente affascinanti. Da un lato, allenare è uno dei ruoli più difficili nel mondo del calcio, perché devi saper gestire con attenzione tante situazioni che vanno dal punto di vista emozionale fino a quello prettamente tecnico e tattico. Dall’altro è un ruolo che ti permette di essere il leader di una squadra, e questo mi piace molto”.
Allenatore si nasce o si diventa? “Domanda difficile! Se si studia molto si può diventare allenatori anche se non si è mai giocato a calcio. Bisogna però credere molto in sé stessi. Io penso invece, come è stato per me, che allenatori si nasce. Devi avere la mentalità giusta, devi saper costruire un gruppo solido e contare su uno spogliatoio ben affiatato, questo può fare la differenza. In pratica devi essere sicuro delle tue idee per poter insegnare calcio ai ragazzi che alleni. Sicuramente bisogna essere credibile ed autoritario quanto basta”. Esiste una ricetta, secondo te, per poter emergere nella carriera da tecnico nel nostro pianeta dilettantistico? “Duro lavoro, metodi validi, saper far divertire i giocatori in allenamento ed in campo e mettere cuore e tanta passione su quello che si fa. Sono tutti fattori che ti permettono di superare le difficoltà che puoi incontrare durante la stagione agonistica”.
Quali giocatori e allenatori che hai conosciuto ricordi con piacere? “Di giocatori ne ho conosciuti tanti e conservo ancora importanti amicizie con loro anche fuori dal rettangolo di gioco. Degli allenatori che voglio ricordare cito senza dubbio Matteo Biroli, Nicola Chieppe ed Andrea Scardoni, tre tecnici bravi che ho avuto quando giocavo. Tre modi diversi di vedere il calcio ma sempre unici ed intensi nel loro modo di fare”. Tra il campionato italiano e quelli esteri qual è quello che ami di più? “Il campionato inglese mi intriga parecchio, quello è davvero il vero calcio. In Inghilterra un mister ha più tempo per lavorare con una squadra, difficilmente interrompono il suo lavoro durante la stagione, sanno aspettare di più. Per fare un esempio Klopp, nei primi anni al Liverpool, fece male. Guardate ora come è cresciuta e che risultati sta facendo la sua squadra. E’ un allenatore che stimo moltissimo”.
Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it