Tra gli studenti iscritti alla Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Ateneo scaligero anche Matteo Mileto, difensore classe 1994 che è passato, a dicembre 2019, dall’Oppeano all’A.C. Cadidavid. “Mi manca ancora un annetto al conseguimento della laurea e non ho ancora deciso in che cosa specializzarmi. Mi piacerebbe frequentare una Clinica, svolgere una professione in ambito clinico”. Ora, anche per effetto del Coronavirus, gli appena laureati possono chiedere di dare una mano a chi combatte in prima linea il terribile morbo… “Sì, la laurea, secondo un recente provvedimento, è abilitante, senza che uno debba sostenere l’esame di Stato, quello di abilitazione professionale. Dal nostro anno accademico, si è deciso di inserire i tirocini che normalmente erano previsti per i post laurea – tirocini di tre mesi in Area Medica, Chirurgia e Medicina di Base – all’interno del percorso di laurea. Io, però, non ho ancora conseguito la laurea, ma, credimi, mi sarebbe piaciuto, alla pari di tanti altri neo laureati, dare una mano a chi sta combattendo in prima linea, raccogliendo informazioni sui pazienti, propinando tranquillità a chi è affetto da questo virus, al fine di consentire al personale medico e paramedico di soccorrere i malati. Certo, esperienza non ne abbiamo, ma avrei fatto di tutto per mettermi a disposizione”.
Secondo te, per venirne fuori il prima possibile, meglio i test sierologici o il tampone? “I test sierologici sono più sicuri per capire se una persona ha contratto o meno l’infezione, a differenza del tampone, che è la fotografia di un singolo momento. Lo dico per esperienza vissuta in famiglia e sulla mia pelle. Mio padre è stato affetto da Coronavirus, io non ho fatto il tampone, senza test sierologico non posso avere la certezza di averlo passato, ma, ad oggi è molto probabile di sì, visto che ho riscontrato gli stessi sintomi di mio padre. Per esserne sicuro, dovrei eseguire un test sierologico, che conferma che ho contratto l’infezione. E, dato che il tampone eseguito pochi giorni fa ha dato esito negativo, sarei sicuro di essere un paziente guarito”.
E, sul termine della stagione calcistica, qual è la tua opinione? “Se devo dire la mia, non è la soluzione migliore riprendere a giocare, semmai sarebbe più prudente ripartire in agosto con la preparazione, accompagnati da tutti i protocolli di sicurezza indicati dal Ministero della Sanità che rispecchieranno l’evoluzione della pandemia in quel determinato momento. Giocare, che so, a fine maggio-giugno per completare il campionato, sarebbe un rischio in più e da evitare, poco prudente per la salute di tutti noi atleti. Il nostro calcio non è la professione, non è il nostro lavoro principale, anche se ti confesso che mi manca tantissimo, come a tutti i miei compagni, del resto. Io, nel frattempo, cerco di tenermi in forma eseguendo flessioni, facendo addominali, utilizzando una piccola palestra in casa, svolgendo corsette. Però, l’attività fisica completa è sicuramente tutt’altra cosa!”
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it