lunedì, 17 Marzo 2025
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La strage delle panchine! Perché è così in forte crescita il cambio mister fra i dilettanti?

Mai come in questa stagione 2019-20 si è verificata un’autentica strage delle panchine. Nel solo girone “B” di Prima categoria, 6 club hanno cambiato il manico, tre dei quali – Pro san Bonifacio, Bovolone e Scaligera – hanno fino ad ora chiamato ben 3 coach, pur di tentare di cambiare il corso degli avvenimenti. Tiene bene il girone “A” di Eccellenza veneta, dove le nostre 6 rappresentanti, seppur rappresentando meno della metà delle concorrenti, non hanno optato per l’avvicendamento tecnico. Cinque, i cambi, invece, nel girone “A” di Promozione, dove qui si parla solo il dialetto veronese, nessun cambiamento nel girone “A” di Prima, 9 nel girone “B” di Prima, 8 nel girone “D” di Seconda categoria, quella della Bassa veronese. Abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri addetti ai lavori  i “ma” e i “perché” su un fenomeno che si sta sempre più allargando a macchia d’olio nel nostro circo, e che ci fa capire che il compito di un allenatore è anche quello di parafulmine quando la barca comincia a vacillare. Giuliano Menegazzi (diesse S.Martino-Speme): “E’ sintomo dello stress da risultati, sofferto da noi dirigenti del calcio. Lo dico con una certa convinzione perché anch’io ho fatto l’allenatore in passato e sentivo forte sul collo la pressione della prestazione, dell’obiettivo domenicale e stagionale da dover raggiungere. Si registra una carenza di dirigenti – molti non sono all’altezza! – capaci di rassicurare, di stare a fianco dei mister. Il risultato è quello che la fa sempre da padrone”.

Graziano Parisi (diesse U.S. Albaronco): “Parlando in merito alla Promozione, quello di quest’anno è un Torneo molto strano, con squadre con ambizioni – vedi Mozzecane, Aurora Cavalponica, Albaronco – che sono in ritardo nella tabella dei pronostici e dei punti, a fronte di altre, partite senza sbandierare sommi proclami, e che stanno facendo la differenza e l’andatura. Chi paga è sempre il mister, specialmente quello a capo di un gruppo in cui è stato cambiato molto per ambiziosi traguardi. Si investe e si pretende tanto e subito, voglio dire, e il calcio non è una scienza esatta. Però, anche in Prima categoria quest’anno ho notato un’emorragia di mister: per poter vincere, nel calcio, non basta solo prendere giocatori dal grande blasone – vedi Pescantina e Montorio – , in quanto in queste ultime due società che ho citato e che sono al vertice del girone “A” di Promozione la differenza la fa il gruppo e pochi innesti effettuati”. Michele Cherobin (Allenatore Alla Finestra): “A me, l’andazzo sembra più o meno il solito; forse, qualche esonero in più, ma la musica è sempre la stessa. Sappiamo tutti che, quando le cose non vanno per il verso sperato, il primo a rimetterci è il mister. Si opta per l’avvicendamento anche per ottenere la scossa psicologica giusta. Forse, quest’anno assistiamo a un numero maggiore di ripensamenti, di colleghi richiamati al loro posto. Il “virus” si verifica, ho fatto caso, in quelle squadre che in estate operano delle autentiche rivoluzioni; non scelgono di apportare a un gruppo già ben consolidato quei 2-3 ritocchi che occorrono. Ed, allora, il rischio del caso cresce. Sempre che una società non abbia la pazienza di lasciar lavorare il mister scelto o riconfermato in estate”. 

Loris Tavella (Presidente Asd Roverchiara): “Non si ha pazienza da parte nostra di attendere i risultati, si guarda troppo la tivù, si frequenta meno gli allenamenti per ascoltare le richieste di mister e giocatori. Errato credere di vincere il campionato assicurandosi grossi giocatori perché il calcio è fatto di tante componenti, dalla fortuna agli infortuni, altro, ed è difficile incontrare l’allenatore che ti va a genio al cento per cento. Bisogna seminare per poi raccogliere: creare la filiera richiede il suo tempo, le scalate vanno programmate negli anni”.

Doriano Guandalini (Vice-Presidente e diggì del Boys Gazzo): “Chi allestisce una squadra competitiva, esige sempre grandi risultati. Non è facile allenare anche in Seconda categoria perché i giocatori devono seguire il mister, e costui, quando avverte che non è seguito dai giocatori e sente il distacco dalla società, ecco che allora spesso si dimette”. Walter Bampa (mister e diesse del Nogara Calcio): “Quest’anno è stata davvero una strage di allenatori, si è battuto ogni record! Questo accade perché non c’è tempo di lavorare, non viene lasciato all’allenatore il tempo di programmare, di conoscere i ragazzi e, soprattutto, perché le società sono ossessionate dal raggiungimento dei risultati”.

Davide Cacciatori (Avesa Hsm): “Guarda, se mi credi, ci stavo pensando anch’io in questi giorni a questa epidemia di esoneri: bisognerebbe essere sempre dentro la società per capire le dinamiche. Trovo molto strani gli esoneri di mister nelle primissime posizioni di classifica – uno per tutti, il caso Pizzoletta -: mi sembra che i soldi ci siano anche per alcuni giocatori di Prima categoria, non solo per quelli di Eccellenza o Promozione. E, allora, molto spesso si pretende molto quando si investono cifre importanti. L’avvicendamento generalmente lo si fa perché può sortire effetti taumaturgici sul morale della squadra, ma, poi, con una certa sorpresa, si vedono “ritorni di fiamma” degli operatori della panchina. C’è poca pazienza e un pizzico di arroganza perché si vuole tutto e subito in termini di risultati. Alcune società, conoscendo le proprie risorse umane, ci pensano non una, ma dieci volte prima di esonerare il mister scelto in estate”.

Leandro Parrella (Atleta Alba Borgo Roma): “difficile trovare una risposta perché si parte con un’idea di gioco, ma, se poi non trovi la disponibilità dei giocatori – elemento dei più importanti – è difficile andare avanti con il progetto lavorativo. Esistono molti mister bravi e preparati, e lo dico per esperienza personale in quanto ho conseguito il patentino di Allenatore Uefa B.Però, tutto dipende dall’attenzione, dalla concentrazione che i tuoi giocatori ti dedicano. L’esonero lo vedo come un’extrema ratio: quando non hai più in mano la squadra, tutti non remano nella stessa direzione e tu, mister, allora non sei più credibile, devi metterti da parte”. Stefano Menini (Diesse Montorio): “è un insieme di componenti tra la società, l’allenatore e i giocatori. Un ingranaggio che deve funzionare alla perfezione, altrimenti è il mister a dover pagare dazio. Ma, si badi bene. ogni situazione rappresenta un caso a sè, non esiste una soluzione particolare. L’esonero, oppure le dimissioni di un mister rappresentano comunque una sconfitta da parte della società, la quale aveva riposto nelle sue mani giocattolo e progetto”.

Giacomo Locatelli (giocatore Olimpica Dossobuono): “Ogni caso merita un’analisi a sè. Il primo motivo, almeno quello più comune, per cui il mister viene esonerato è perché le società vogliono i risultati. Fondamentale per il raggiungimento dei risultati è l’armonia che deve regnare all’interno di uno spogliatoio tra l’allenatore e i giocatori. Questo equilibrio pesa tanto quanto i risultati. Esistono mister la cui personalità non si sposa bene con i giocatori: idee che fatica a trasmettere ai suoi atleti, e il giocatore, di riflesso, non rende come ci si aspetta; allora, è la volta che salta il banco. Poi, non sono certo io a scoprirlo, è più facile cambiare una persona – in questo caso, il mister – che mandare a casa 22-24 giocatori”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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