giovedì, 19 Settembre 2024

Oggi

Direttori sportivi si nasce o si diventa?

Non è facile rispondere a questa domanda. Di sicuro serve un bagaglio importante di competenza e conoscenza del mondo del calcio, sia a livello professionistico che nei dilettanti. Poi, se in passato si è giocato a calcio, ancora meglio. Andare a vedere partite e continuare a documentarsi con attenzione fa il resto. Serve superare un corso della FIGC della durata di 144 ore e superare un esame che ti consentirà di iscriverti all’albo dei direttori sportivi professionisti. Ma i segreti quali sono? Abbiamo interpellato alcuni bravi direttori sportivi chiedendo innanzitutto, visto che siamo in piena campagna acquisti, i colpi di mercato, i segreti per le squadre per cui lavorano e le caratteristiche del mestiere del direttore sportivo. “La squadra di Eccellenza del Villafranca è stata costruita come volevamo con le nostre idee e le nostre possibilità e di questo sono molto contento – dice il diesse del Villafranca Cristian Altinier, ex giocatore professionista tra le altre di Mantova, Hellas Verona, Benevento, Padova e Reggiana -. Una squadra con un’età media piuttosto bassa ma che vuole dire la sua nel prossimo campionato di Eccellenza. Per fare il direttore sportivo devi avere le idee chiare. Quello che conta, a mio parere, è costruire la giusta mentalità nel lavoro e credere in quello che si fa. Serve fermezza e conoscenza dei meccanismi che regolano il calcio e chiaramente giocatori nuovi per migliorare ogni anno. Il diesse deve incidere sulle figure che compongono una squadra e cercare di andare d’accordo con tutti. Il lavoro paga sempre ma deve essere fatto molto bene”.

“Stiamo completando le ultime operazioni di mercato – afferma Antonio Minadeo, ex d.s. del Legnago Salus ora passato al Lecco, nel girone A di serie C -. Abbiamo confermato parecchi giocatori e chi partirà sicuramente verrà rimpiazzato da nuovi giocatori validi. Fare il diesse non è assolutamente facile, devi conoscere tantissimi giocatori e scovare di continuo nuovi talenti. La concorrenza delle altre squadre è sempre fortissima e ti devi muovere con cautela e intelligenza. Molti vorrebbero fare questa professione ma sono pochi quelli che approdano in serie A. Serve tanta passione e non mollare mai, specialmente nei momenti più brutti e difficili. Costanza e voglia di arrivare sono gli ingredienti fondamentali per iniziare. Quello del direttore sportivo è un lavoro privilegiato, ci sono tante opportunità ma trovare una squadra non è semplice. Devi tenere duro ed andare avanti con grande determinazione. In Italia c’è una grande selezione, sono quasi 30 anni che bazzico nel mondo del pallone, prima da giocatore e poi da direttore sportivo. Di questo mondo mi piacciono molto le trattative, i rapporti umani, costruire e portare a termine un progetto fatto bene. Poi i buoni risultati ti fanno decollare”.

La palla ora passa a Matteo Corradini della Virtus Verona di serie C, che afferma: “Sono felice della campagna acquisti della Virtus Verona. I nuovi arrivati sono quelli che volevamo fortemente. Abbiamo deciso di ringiovanire un pò la rosa, con un occhio sempre vigile al bilancio economico, che è sempre importante. Stiamo costruendo con attenzione la rosa della prima squadra con giocatori bravi che ci possono regalare quel salto di qualità che serve per stare in serie C. Bastano ancora tre nuovi innesti e siamo a posto. Giocatori che stiamo trattando in queste ore. Il mestiere del direttore sportivo? Direi bello, difficile, affascinante e complicato. Devi partire dal basso, dalle giovanili e dai dilettanti, se vuoi arrivare tra i professionisti. Bisogna lavorare con umiltà, saggezza, costanza e perseveranza. devi avere il telefonino sempre acceso e conoscere una miriade di colleghi di altre squadre sia in Italia che all’estero. Chi vuole iniziare a fare il direttore sportivo cosa deve fare? Non pensare subito a lauti guadagni e metterci tantissima passione e applicazione. Non contare i weekend con la famiglia ma spesi in giro a vedere partite. Devi farti l’occhio per vedere i ragazzi che possono fare al caso tuo. Il diesse prende un rimborso e ogni anno si cresce. Porti avanti tanti rapporti umani, anche fuori dal calcio, ed ognuno di loro ti regala qualcosa. I difetti? Mediare con chi compone la società per cui lavori. Non è facile, ti cadono addosso una valanga di critiche se si perde e pochi complimenti se vinci. Devi farti le spalle grosse e forti. Devi usare sia il bastone che la carota con tutti. Devi metterti in gioco e rischiare prima di tutti per cogliere nuove opportunità e nuovi obiettivi”.

Francesco Pietropoli, il nuovo diesse dell’Ambrosiana di Eccellenza, dice: “Sono molto soddisfatto delle persone che sono arrivate quest’anno in rossonero. E’ per me molto importante, al primo anno, circondarmi di persone che mi aiutino a valutare certe situazioni e a migliore nei modi. Sono sicuro che tutti i nuovi arrivati più esperti aiuteranno i nostri giovani nel percorso di crescita, questo è stato per me la base per la costruzione della nuova rosa 2024-25. Non voglio fare proclami, ho solo due obiettivi per questa mia prima stagione, primo far crescere i nostri giovani e fargli trovare spazio in prima squadra, secondo arrivare il prima possibile a 40 punti per poi mettere il massimo impegno per arrivare ancora più in alto dove possiamo. Mi fido di ogni nostro giocatore e sono sicuro che fino al 30 giugno 2025 daranno tutto per la nostra maglia rossonera. Quali sono le difficoltà per chi inizia il lavoro del direttore sportivo? La difficoltà maggiore è stata senza dubbio coinvolgere e trasmettere la fiducia in me a giocatori ben navigati in questo mondo calcistico. Io sono dell’idea che non bisogna promettere mari e monti ai ragazzi, poche cose semplici ma vere e che vanno rispettate. E’ così che giorno dopo giorno voglio conquistare i miei giocatori. I pregi e i difetti quali sono? Il pregio del ruolo da direttore sportivo è quello che si parla sempre di calcio. Io sono cresciuto con il calcio in famiglia e per me è normalità parlare di calcio. Amo il calcio ma soprattutto amo i colori rossoneri dell’Ambrosiana. Darei tutto per loro e per questo paese. Il difetto principale invece è che bisogna essere bravi a pesare le persone. Tante persone che magari reputavi amiche sono le prime a cercare di fregarti, o peggio, a sparlare di te alle spalle. Ma tutto torna nel calcio e arriverà anche il loro momento. Che cosa ti affascina di questo ruolo? Mi affascina stare sul campo e cercare di far sentire professionisti i nostri giocatori. Io sono dell’idea che se si mette i giocatori a loro agio saranno riconoscenti soprattutto sul campo”.

Chiudiamo con il nuovo diesse della Montebaldina Sona Unired di Prima categoria Daniele Reichenbach (ex mister della Juniores del Real Valpolicella), che sottolinea: “Un direttore sportivo valido deve avere la massima fiducia nel presidente della società per cui lavora ed andare d’accordo con tutti. Io sono fortunato perché quest’anno gestisco la prima squadra mentre altri devono gestire anche formazioni del settore giovanile. Cosa che chiaramente è assai complicata. Devi osservare il lavoro dell’allenatore con un continuo scambio di idee e di concetti. Capire se la squadra sta andando bene ed è in linea con gli obiettivi prefissati dalla società, magari giocando anche un bel calcio, che non fa mai male. Divertimento e risultati che non possono mai mancare per noi dilettanti. Mi affascina la gestione di una squadra di calcio e le soddisfazioni che puoi ottenere nel corso della stagione sportiva. Da soli non si va da nessuna parte, insieme invece si va sempre molto lontano”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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