Il calcio è in crisi. Nel nostro paese mancano i giovani talenti che possono costituire il futuro la spina dorsale di tutto il movimento legato alle varie nazionali per poi approdare in quella maggiore che è ora guidata, dopo le dimissioni del C.T. Roberto Mancini attirato dai petrodollari dell’ Arabia Saudita, da Luciano Spalletti, reduce dallo Scudetto vinto l’anno scorso alla guida del Napoli. Per entrare nel vivo del preoccupante fenomeno è necessario partire dal basso e dalle scuole calcio. Bisogna elogiare innanzitutto tutte le Società, i presidenti e gli allenatori che, con grossi sacrifici e spesso in modo gratuito e con grande passione, prestano da volontari la loro opera e il loro tempo all’ insegnare calcio ai bambini. Nello stesso tempo dobbiamo ammonire quei genitori, che per fortuna non sono tantissimi, che pensano che i loro figli siano già dei campioni e che devono essere sempre titolari nella loro squadra. Da un indagine della Figc promossa dal presidente Gabriele Gravina, relativa alla stagione 2020-21, è stato evidenziato che i tesserati a livello nazionale sono diminuiti in piena pandemia da Covid-19 da poco più di un milione a 826.765 unità, di cui 489.800 appartenenti al settore giovanile e scolastico e 336.965 nei dilettanti. Virus che ha causato un notevole contraccolpo a livello socio-economico mettendo a rischio un comparto che coinvolge 12 diversi settori merceologici. Non dimenticando che da due edizioni la nostra nazionale maggiore non riesce a qualificarsi per i Mondiali. In un calcio come il nostro, dove i guadagni di un calciatore professionista sono sempre altissimi, ben diversi da un comune lavoratore che fatica otto ore al giorno per mantenere la propria famiglia, è inaccettabile. Qualcuno potrà asserire che il mondo giovanile sta cambiando e in parte è vero. Sono arrivati i telefoni di nuova generazione “gli smartphone” croce e delizia dei nostri giovani che li usano troppo durante la loro giornata.
I giovani d’oggi al pomeriggio, una volta finita la scuola, non vanno più a giocare sui campetti dell’ oratorio o nei centri giovanili ma preferiscono giocare a casa alla Play Station, comodamente seduti sul divano oppure passare il loro tempo a chattare sul telefono con gli amici. Oggi c’è troppo benessere e ci sono una miriade di attività ludiche da fare che non sono il mettere pantaloncini, maglietta e scarpette per giocare a calcio e difendere la società dilettantistica vicino a casa. Il livello tecnico di una partita dei Giovanissimi o Allievi si sta abbassando ogni anno sempre più. Allora che fare per rilanciare la base del nostro calcio, iniziando dai settori giovanili. Ricette miracolose non ce ne sono. Bisogna aumentare le prove gratuite indette dalle Società calcistiche per invogliare i ragazzi a giocare a calcio. Bisogna non aver paura di lanciare i giovani in prima squadra per fargli fare minuti e acquisire più esperienza. Sensibilizzare le scuole con iniziative apposite per promuovere l’attività giovanile legata allo sport. Ci vogliono tecnici sempre più qualificati che insegnino calcio e facciamo crescere i ragazzi. Ci vuole voglia di investire, da parte dei Comuni, in centri sportivi giovanili. In Italia le squadre ingaggiano sempre più giocatori stranieri schierando sempre meno quelli italiani. Il calcio è davvero cambiato, anni fa i giocatori italiani erano fra i migliori del mondo!
Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it