Una sorta di piccolo fulmine a ciel sereno – se volete – la decisione di mister Stefano Ghirardello, classe 1973, ex seconda punta di Hellas, Chievo, Siena, Genoa, Avellino, di lasciare quel Pgs Concordia Borgo Milano, che ha battuto nel 2° turno degli spareggi e finale play off il Real GrezzanaLugo di mister Luca Tosi, assicurandosi una buona ipoteca per il ritorno in Promozione – dopo soli 9 mesi – dei bianco-viola del presidente Marco Giavoni. “Non c’è stato” spiega l’ex coach anche dell’Oppeano “un motivo particolare, ho seguito l’istinto e poi è sempre preferibile andare via da vincitore. Nessun contrasto con la dirigenza del Pgs Concordia; anzi, posso solo ringraziarli per lo scambio reciproco, rivelatosi costruttivo, in quanto abbiamo disputato un super campionato, confrontandoci con 4-5 squadre superiori a noi e, solo l’aver perso all’ultima giornata, non ci ha consentito di salire direttamente in Promozione, ma di proseguire con i play off”. Ed ancora: “La mia esperienza con il Pgs Concordia resta come una bella favola, un bel libro scritto, con un lieto fine. Provavo dentro di me delle sensazioni che io avevo dato tutto quello che potevo ai bianco-viola e ringrazio sia i ragazzi che i dirigenti per avermi dato una bella mano per poter essere arrivati così lontano”.
Ed ora, l’A.C. Cadidavid… “I biancoblu sono retrocessi dalla Prima categoria, hanno voglia di metabolizzare il prima possibile lo scivolone e hanno una gran voglia di disputare un campionato di rivalsa, di riscatto, il più competitivo possibile. Poi, si sa, nel campo, è sempre un terno al lotto”. Conosci qualche giocatore bianco-blu? “Sì, conosco Matteo Mileto, che ho già allenato a Oppeano: è stato lui, assieme a quell'”istituzione” del calcio cadidavidese che è il diesse Adelino Biondani, a dirmi che quello con cui mi cimenterò a partire da agosto è l’ambiente adatto al mio modo di fare. E’ una piazza, dove puoi lavorare con serenità, dove non ti puntano il revolver alla tempia per raggiungere questo o quell’obbiettivo. Oggi i giocatori hanno pretese superiori alle loro qualità e nel calcio c’è sempre meno competenza”. Cosa ti ha chiesto l’A.C. Cadidavid? “Di provare a dare alla squadra un gioco: il calcio è emozione, vincere è importante, ma c’è anche bisogno di dare una forma al gioco. Voglio una squadra animata da idee, capace di adattarsi ai vari moduli tattici, un gruppo elastico, fatto di giocatori non robot, ma pronti a ogni tipo di tattica. Mi auguro che il mio passato da professionista possa ancora essere messo a disposizione dei miei ragazzi. E’ un desiderio che mi renderebbe fiero”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it