L’appuntamento è per mezzogiorno, al primo piano, quello degli ambulatori medici. Roberto Sandrini ci raggiunge puntuale all’appuntamento con un buon passo da soldato di fanteria; anche se, molto probabilmente, l’obbligo della leva non l’avrà raggiunto in quanto a soli 5 anni perse il padre, medico pure lui, alla cui memoria la Legnago calcistica e sportiva ha intitolato l’attuale “Mario Sandrini”. Legnaghese doc (è stato a lungo medico sociale dei “biancazzurri del Bussè”), il chirurgo senologico, esperto cioè nel trattamento e nell’intervento dei tumori alla mammella, questa volta non è chiamato a salire in cattedra, esponendoci tutta la sua grande esperienza – è classe 1968 – in materia, accumulata dopo anni in sala operatoria, ma per parlarci della sua prima volta, in veste di mister, sulla panchina di una Prima squadra, il Real Minerbe 2014 del presidente Alberto Tenzon, militante nel girone “B” di Terza categoria.
Da calciatore, lo specialista aveva difeso i colori del Porto di Legnago, l’altra sponda pedatoria legnaghese: “Ho ricoperto il ruolo di centrocampista di costruzione, siamo saliti in Prima categoria con i bianco-rossi del presidente Camero, poi, ho chiuso, in 2^ categoria, nel GSP Vigo 1944 del presidente Raimondo De Angeli. Ma, adesso che mi viene in mente, a 40 primavere suonate, ho fatto parte del Porta Nuova Salus, di Verona, una compagine amatoriale davvero un pochino originale perché annoverava giocatori dell’ex Porta Nuova del presidente ed ex giocatore dell’Hellas Verona Franco Frasi e dove era cresciuto bomber “Fuffo” Fulvio Begnini (che, in acrobazia, regalò la Coppa Italia d’argento dei Dilettanti al Sommacampagna dei fratelli Maccacaro, la notte del 1° luglio 1979, al “Silvio Appiani” di Padova, battendo i rodigini rosso-neri del Contarina, già promosso in anticipo nell’allora Interregionale, l’attuale serie D), ed altri del Legnago, quali il portiere Maurizio Moschetta, Stefano Michelazzi, Frattini, Polo, Luciano Malaman, De Grandi, Chicco Guidotti, Mauro Dalla Valle, Moreno Moschetta. Colori sociali? Nero ed azzurro, quelli dell’Inter, campo di allenamento ed ufficiale il “San Domenico Savio”, quello in cui un tempo era del G.S. Tebaldi. Non le dico quanto ci siamo divertiti!”
Da una decina di anni a questa parte, il mister – tifosissimo del Toro: ma, in famiglia sono tutti un po’ originali quanto a “fede calcistica”: il figlio Edoardo, classe 2002, ex Bevilacqua, ora in forza al Villa Bartolomea (2^ categoria girone “D”) tifa Sassuolo, la giovanissima (2010, ultimo anno di Esordienti) promessa dell’Hellas Verona, Francesco, tifa Roma) – ha conseguito il patentino Uefa B di allenatore, operando nei vivai del Legnago Salus e dell’Atletico Città di Cerea, mettendo a servizio tutta la sua opera nell’intera filiera delle giovanili, a partire dai Pulcini fino agli Allievi Elite, mai allenando però la categoria Juniores. Ed è stato negli Allievi Elite ceretani fino a questo autunno, quando, in assenza di grossi risultati, da vero signore del calcio ha deciso di passare la staffetta a qualche altro collega perché si potesse verificare lo scossone psicologico giusto.
Poi, ma questa è storia molto recente, la chiamata sulla panca del Real Minerbe 2014, da parte del glorioso sodalizio nero-verde, nei cui quadri dirigenziali figura – nella veste di diesse – il noto avvocato Luca Bronzato. Che differenza hai incontrato, Roberto, tra la Terza categoria e gli anni spesi nei vivai? “E’ ancora presto per potertelo spiegare, perché sono al Real Minerbe 2014 da un mese circa e dopo aver guidato la squadra per solo due domeniche di campionato e durante il triangolare della Coppa Segalla. Come Terza categoria, stiamo anche parlando del gradino più basso delle Prime squadre. E’ che ora devi rapportarti con tanti atleti adulti, che provengono da una giornata di lavoro e, soprattutto, al martedì fatichi a programmare una seduta atletica adeguata e valida per la durata di una stagione intera. Devi stare attento, alle ore 20 di sera, di mantenere alto il livello di concentrazione dei tuoi giocatori, al fine di ottenere una buona “k” (continuità) di rendimento, utile per la partita della domenica che ti aspetta. Altra cosa è guidare le giovani leve, dove qui puoi lavorare sotto l’aspetto tecnico e sotto quello della mentalità, dell’applicazione, di trasmissione della passione verso il calcio. Nei giovani puoi contare sulla loro grande collaborazione, ma devi sempre ricordarti che i giovani di adesso sono molto più informati (hanno più notizie dai social o dai Media), più svegli rispetto a quand’era ragazzino il sottoscritto. E, sotto un certo punto di vista, anche più difficili da guidare! Quindi, ti richiedono molta elasticità, molta attenzione, per riuscire ad ottenere in cambio da loro la piena concentrazione e collaborazione!”
Dove può arrivare la tua nuova realtà, il Real Minerbe 2014? “Non conosco il girone B, essendo qui da poco, ma, con i nuovi cinque innesti operati a dicembre credo che abbiamo tutte le carte in regola per raggiungere i play off. Però, ora, ahimè!, siamo a -7 dal 5° posto. L’unico, chiamiamolo così, grande inconveniente, o pecca, da cui un mister delle Prime squadre deve guardarsi è il risultato subito da raggiungere: dalla Terza in su conta solo il risultato. E, subito! Sono un amante del bel gioco e so che, prima o poi, un certo tipo di calcio, una certa idea di buon gioco porta al risultato”. Cosa hai portato della tua professione nel calcio insegnato? “L’organizzazione, la puntualità negli allenamenti, la capacità di preparare l’allenamento, il sapersi, ogni volta, adattare alle circostanze, alle situazioni ricorrendo non alla razionalità cruda, ma alla mediazione del buon senso”. Qual è il suo modulo tattico preferito? “Sarebbe il 4-3-3, però, ora, privo di 2 punte, devo essere capace di adattarmi con quello che ho in casa. In partita, poi, devo anche approntare, imbastire un modulo a seconda dell’avversario che ogni domenica incontro”. Il suo mister preferito? “Pep Guardiola: il suo tiki taka sarà da alcuni anche criticato, ma lo spettacolo con lui in campo e per la gioia dei tifosi è assicurato! E, non solo lo spettacolo!”
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it