E’ da un anno fermo al pit-stop dell’attesa, a rigonfiare di entusiasmo quell’amore per il calcio che lo accompagna da più di 40 anni. Emanuele Pennacchioni, classe 1972, originario di Tombazosana di Ronco all’Adige, ha militato per decenni nei professionisti del Mantova (C2 e C1, giocando insieme a Beniamino Vignola, al secondo di Falcao, Valigi, a Nervo), ma, è stato anche a Reggiolo, a San Donà di Piave, ad Arzignano (6 reti), a Sassuolo (8 reti da terzino sinistro avanzato – sempre in C2 -), a Cremona, Santa Lucia di Piave, Lugagnano, Rovigo, a Poggio Rusco (11 gol nella Poggese), oltre che a Legnago (8 reti!) e Cerea, dove ha militato per 4 stagioni – sempre in Eccellenza – e per chiudere a Belfiore, allora, in 1^ categoria. Insomma, un curriculum vitae, il suo da calciatore, davvero rispettabile, per poi passare al ruolo di mister degli Juniores del Cerea del presidente Doriano Fazion, poi coach titolare della Prima squadra del “Piccolo Toro” (in Eccellenza per 2 stagioni) e 3 anni a Ronco all’Adige, alla guida dell’Albaronco (Promozione). Poi, gli ultimi due campionati in riva al Piganzo, alla guida dell’A.C. Oppeano, fino all’autunno dello scorso anno, quando gli fu preferito Michele Cherobin.
Che allenatore sei? “Beh, questo dovrebbero dirlo gli altri. Il modulo? Te lo fornisce la squadra con cui lavori, le caratteristiche tecniche dei giocatori di cui disponi. Mi piace che un giocatore profonda sempre il massimo dell’impegno, vada in campo per vincere, che sia in possesso di buona volontà, tecnica e abbia voglia di soffrire. La mia squadra deve essere sempre concentrata, sempre in tiro, deve venire fuori dalle situazioni con la palla incollata al piede, pronta per riproporre altre soluzioni”. Il tuo principale difetto? “Sono un inguaribile pignolo: mi piace lavorare con puntiglio e con cura scrupolosa dei particolari. Guardo molto l’atteggiamento mentale, la serenità, perché, se sei in possesso di quella, anche le cose più difficili ti riescono bene. Sono un martello, uno che pretende, ma credo che questo sia un fatto naturale per chi guida un gruppo, o no?” Un anno ai box: cosa ti hanno insegnato questi 12 mesi di semaforo rosso? “Mi sono un pò decongestionato dal calcio, soprattutto quello professionistico, ma mi sono sempre interessato del Cerea, dell’AlbaredoRonco e dell’Oppeano, in buona sostanza, delle squadre che ho allenato”. Quale società Pennacchioni si aspetta che lo chiami? “Una società che sa che tipo di mister incontra: sono uno che credo molto in quello che faccio, che crede nelle mie qualità. E, poi, cerco di trasmettere i 40 anni e più di esperienza calcistica che ho accumulato in tutti questi anni, con carica, convinzione e grande passione!”
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it