A Caselle, la Polisportiva del presidente Fabio Sorio e del diesse Nicola Bertoncelli, detto “Zigo”, si appellano alla grande esperienza e al noto carisma di Marco Montagnoli per cercare di dare svolta ai giallo-blu quart’ultimi in classifica (del girone “A” di Prima categoria) con 10 punti, a braccetto con il Valpolicella. Dopo aver seguito in tivù l’amichevole che i nostri azzurri hanno vinto – 3 a 1 – contro l’Albania di mister Edy Reja, e annotando che anche nei nostri dilettanti allenatori con tante ore di navigazione – oltre al “Puma”, citiamo Doriano Pigatto, classe settembre 1952, ed altri ancora, ebbene, ci viene spontaneo, naturale chiedere ad alcuni addetti ai nostri lavori per quale motivo questi nocchieri vengono preferiti a tanti loro colleghi più giovani o appena freschi di patentino Uefa B. Leonida Zorzan, consulente tecnico del Cà degli Oppi, ci dice: “A favore dei mister navigati, gioca molto il nome che si sono fatti in tanti anni di calcio dilettantistico. I dirigenti li chiamano per vedere se grazie alla loro esperienza riescono a far cambiare la rotta alla loro barca che non naviga in buone acque. Il rischio è magari la mancanza di sintonizzazione che può crearsi tra il mister navigato e i giovani dell’ultima generazione, i duemillenari. Solitamente, i coach alla Fergusson o alla Edy Reja vengono chiamati al capezzale di una squadra che non sta godendo di ottima salute”.
Carlo Passarini, diesse della Reunion Sanguinetto: “Vengono chiamati perché hanno dalla loro un bel bagaglio di esperienza, dote fondamentale per poter puntare al raggiungimento della salvezza. Tanti giovani mister, freschi di patentino, non riescono a calarsi nei panni umili che il loro ruolo, a differenza di 20-30 anni fa, richiede, e possono commettere degli errori perché quando soprattutto, dentro di loro, nutrono l’errata convinzione di essere già degli arrivati, di aver imparato tutto quello che serve al calcio attraverso i libri richiesti in dotazione al Corso Allenatori. I mister navigati, alla Ancelotti, invece, intuiscono subito l’aria che tira nello spogliatoio e si fanno dunque voler bene, sono in grado di gestire qualsiasi gruppo. Così è il mister Sona di turno”. Andrea Ceresoli, vice-presidente ASD Venera: “L’esperienza, nel calcio come nella vita, è una grande maestra: ripaga sempre. Se viene trasmessa ai tanti nostri giovani di belle speranze, può fruttare risultati ottimi. Per programmare un ciclo, trovo giusto affidare il timone a giovani tenenti di vascello, ma, quando si deve portare in salvo l’imbarcazione, o si chiede di ottenere risultati in fretta, o raggiungere un’insperata salvezza, ecco allora che vengono buoni i mister navigati”. Mauro Annechini, diesse Pol. Virtus B.Venezia : “Sono validi i due tipi di allenatori: i più datati trasmettono uno stimolo più forte, incidono maggiormente sul gruppo, anche se sappiamo che nessuno nel calcio compie miracoli. La scossa inferta dai mister Under 60 o giù di lì è più significativa perché loro hanno carisma: quando parlano ai ragazzi, lasciano il segno!”
Antonio Sperani, mister dei Primi Calci ed Esordienti della Pol. Caselle: “Cosa succede? Si sta facendo un passo indietro perché prima si è corso troppo. Noi allenatori compresi abbiamo tutti un po’ affrettato i tempi, trascurando l’aspetto tecnico ed abbracciando quello atletico. Non solo a livello di Prime squadre, ma, soprattutto, a livello di Settore Giovanile. Ci facciamo troppo influenzare dalla televisione, dove vediamo che il calcio va ai 3000 all’ora. E, non paga sotto l’aspetto dello spettacolo. Per anni, l’attrezzo principale è stato il pallone, la forca, il muretto, ora invece la sfera di cuoio è solo un optional. Sovrastata dalla corsa del giovane atleta. Ai miei ragazzi, stasera, sto insegnando, per poter far calciare meglio la palla, per renderli abili a imprimere una giusta traiettoria al passaggio al compagno di gioco, la mobilità. A furia di stare seduti a scuola oppure a casa sul divano, maneggiando continuamente il cellulare, il tablet o il Pc portatile, non sono più capaci di camminare: hanno, dunque, bisogno di un imprinting coordinativo e motorio. Rispondendo alla domanda, il mister datato ha le spalle larghissime, ha un bagaglio esperienziale nettamente superiore a un giovane, che – è comprensibile – non può nascere maestro, ma che deve fare il suo bel tirocinio in panca”.
Roberto Praga, presidente onorario dell’ASD Pozzo: “Si convocano i “vecchi” “lupi di mare perché oggi c’è bisogno di quel linguaggio del calcio che fino a una decina-ventina di anni fa si parlava comunemente. E’ tramontata l’éra del mister-amico, ora si sta inaugurando quella del mister “sergente di ferro”, il quale porta passione, emozione, educazione e disciplina sportiva, richiede un po’ più di ordine comportamentale sportivo, quello che dovrebbe nascere già all’interno dello spogliatoio dove si cambia e si prepara alla seduta atletica settimanale. I mister navigati trasmettono i valori fondativi del vero calcio. Lo stesso vuoto lo avvertiamo tra i politici – mancano i giganti che da soli, per il loro grande carisma e la loro indiscutibile capacità, costituivano un Partito intero -, tra i cantanti (non ci sono più i De Andrè, i De Gregori, i Dalla, i Mercury). Il nostro calcio, e parlo anche a livello nazionale, non ha più bisogno di fisicità, di atletismo, di tatticismi vari, più o meno esasperati, ma di tornare all’abbiccì, alla tecnica di base. Da unirsi con l’ educazione da vero sportivo, da vero atleta. Che rispetta sè, il proprio corpo, le regole, l’avversario, i venerdì sera e le vigilie delle partite!”
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it