domenica, 24 Novembre 2024

Oggi

Roberto Brognara (Bevilacqua): “Vi scongiuro, fermate le bombe su mia nonna, mia cuginetta e mio zio a Dnipro!”

Mentre studia – frequenta l’ultimo anno di Ragioneria al “Primo Levi” di Badia Polesine, quando rincorre un pallone con gli amici o con i compagni di squadra degli Juniores Regionali del Bevilacqua Calcio (mister è Terry Bigardi), il suo pensiero corre verso la nonna Vera, la cuginetta di 15 anni Vlada e sullo zio, avvocato che ha dovuto abbandonare lo studio per imbracciare le armi e ingrossare le fila degli oppositori alle truppe, ai carri armati di Putin, che hanno invaso – da due settimane a questa parte – l’Ucraina. “Stamattina (ieri, 11 marzo 2022), i soldati russi” ci racconta con il cuore gonfio e la voce arrocchita dalla comprensibile, forte emozione, Roberto Brognara, classe 2003, centrocampista di costruzione degli Juniores Regionali del Bevilacqua Calcio “hanno iniziato a bombardare Dnipro (Dnipropetrovsk, a Sud di Kiev, nell’Est dell’Ucraina), la città dove vivono mia nonna Vera, mia cugina Vlada e mio zio Vova, subitosi arruolatosi con le truppe di difesa ucraine. Fatico a trovare la concentrazione, il mio pensiero è sempre rivolto a loro, a mia mamma Ludimilla, ucraina, socia di un’azienda partita una 15na di anni fa da zero a Noventa Padovana, e che fa da intermediaria nel commercio di grandi marchi della moda, come Gucci e Fendi. Ma, lavora non solo con la Russia, ma anche con il Kazakistan, in quell’area dell’Europa orientale. E’ lei che mi fornisce informazioni sui miei parenti”.

Dnipro rappresenta la terza città più popolosa dell’Ucraina: giace su un importante porto fluviale del Paese, quindi, è uno – assieme alla capitale Kiev – dei principali punti strategici da abbattere per l’aviazione e i carri armati russi. “Mia mamma e mio papà Andrea – iniziate le avvisaglie di una guerra con la Russia – avevano offerto di accogliere a Masi – paese della bassa Padovana, tra Castelbaldo e la rodigina Badia Polesine – mia cugina e mia nonna, la quale era venuta in Italia, una ventina di anni fa, trovando occupazione come segretaria-collaboratrice presso lo studio di un avvocato di Rovigo. E, in quella sua permanenza in Italia, mia mamma ha poi conosciuto mio padre, e il 10 novembre 2003 sono nato io a Masi di Padova. Ma, la loro risposta è stata “no” perché è troppo attaccata al suo Paese e non era intenzionata ad abbandonare Dnipro neanche in un momento così terribile, così delicato”.

Da quanto tempo non vedi i tuoi parenti ucraini? “La nonna, l’ho sentita spesso al telefono, anche se è da tanto che non viene in Italia, da circa una dozzina di anni. La nonna vive con il cellulare in mano, rifugiandosi ogni sera – dalle 19 alle 20.00 – in cantina o in un bunker rifugio, ma assieme ad altri concittadini connazionali, per rimanere uniti, per farsi compagnia e coraggio. Purtroppo, le truppe di Putin stanno avanzando in città e si teme una carneficina, una strage di vittime civili innocenti, oltre a quelle militari. So che stanno scarseggiando gas, luce, acque, l’energia, i viveri, la Russia non fornisce più energia a mezza Ucraina. Mia cugina Vlada sta confezionando, alla pari di tante altre sue coetanee e coetanei rudimentali bombe Molotov, riempiendo di benzina o di altre sostanze infiammabili bottigliette di vetro di birra, di bevande od alcoolici già consumati”.

Un popolo fiero della propria Patria, l’Ucraina. “Sì, è molto fiero, è una popolazione molto orgogliosa della propria identità, che non si arrende tanto facilmente. La cosa più orribile, più incredibile di questa vicenda è che due popoli democratici e civili, consanguinei, fratelli, si debbano fare la guerra! Putin considera l’Ucraina una sua proprietà, e, contrariamente, a quanto si apprende dai Media, sono in molti in Russia a essere convinti che l’Ucraina deve tornare all’ex Unione Sovietica!” Qual è, Roberto, il ricordo di tua nonna, di tua cugina, di tuo zio, che ricorrono più frequentemente in te in questi terribili momenti? “Quando sono stato là, a Dnipro, in campagna, da mia nonna Vera: ricordo le distese infinite di campi di girasoli e di grano. Uno dei colori della bandiera dell’Ucraina, l’altro – l’azzurro – rappresenta il cielo azzurro di quel Paese. Se ci vai nel pomeriggio di estate, i campi sembrano luccicare di un giallo tutto particolare. Spero che tutto finisca presto, anche perché sono del parere che è un attimo che il conflitto possa estendersi e coinvolgere anche altre Nazioni dell’Europa”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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