Non è certo passato per inosservato, e, con questo corsivo siamo certi di interpretare la soddisfazione dei tanti nostri lettori e degli addetti ai lavori, il gol nel 6 a 1 realizzato da Emilio Brunazzi, il “professionista del sacrificio – il dilettante che ancora si diverte a correre dietro alla palla, ai suoi sogni e a scardinare le basculanti avversarie” – nella recentissima amichevole dei Top 22 Dilettanti selezionati dal cittì “baffo paulista” Sandro Cherobin, classe 1960, ex bomber e mister virtussino, contro il Chievo Verona: una conclusione vincente arrivata sul fil di lana, ma che comunque ha suggellato il momento magico di un atleta che ha fatto del sacrificio immenso e continuo il suo vero carma. Sì, perché Emilio “Eliseo” Brunazzi, il bomber più tatuato del nostro calcio dalla Terza alla serie D, la scalata verso la notorietà e la gloria l’ha iniziata due estati fa, esattamente a fine agosto, quando fu chiamato dall’SSD Valdalpone, stanco di laurearsi cannoniere della squadra e del girone, a fine agosto 2017: e il diesse del Team Santa Lucia Ivano Belligoli l’ha messo sulla rampa di lancio, stima ripagata all’esperto dirigente con 11 gol realizzati in Eccellenza, dopo aver spiccato il doppio salto, quello dalla oramai sempierna Prima categoria.
La quale andava oramai stretta come un paio di scarpe nuove firmate ai piedi e ai sogni cullati fin da ragazzino dal bomber caldierese, che ha sempre oltre al lavoro e alla famiglia il calcio davanti a tutto. Ed è un gol, il suo, realizzato contro i “giallo e blu della Diga”, che ha il sapore di un ossequioso ringraziamento al club del suo paese e che l’ha lanciato, e che sancisce così la riconferma in Serie D nella società giallo-verde guidata dal più alto scranno dall’imprenditore di successo, il giovane (classe 1974) Filippo Berti, “boss delle macchine agricole”, in ispecie le trancia-alberi, le trita-rami (presente nel mercato europeo e non solo, con egemonia nel florido Canada). Poteva consacrarsi in un altro sodalizio, il bomber alla Fedez, oggi riconfermato “bocca di fuoco” del rifidelizzato coach Cristian Soave, ma riuscirci in quello in cui aveva dato i primi calci alla sfera di cuoio è impresa rara per tanti, quasi oseremo chiosare per tutti, al limite dell’impossibilità. E’ la sua la classica dimostrazione che con lacrime e sudore nessuna strada ti è preclusa: puoi scalare qualsiasi vetta, anche quella degli antipatici pregiudizi di chi nei suoi riguardi aveva già pensato al viale del tramonto.
Invece, toh, che bella risposta, che gran gol: arriva a dicembre 2018 al Caldiero Calcio e contribuisce subito (il giorno dell’Epifania 2019, al gelido meteorologicamente “Mercante” di Bassano del Grappa, contro il più prestigioso Mestre) alla conquista della Coppa Italia regionale, pass-partout per i “termali” all’accesso alla storica Serie D, mai esplorata in precedenza. Poi, qualche rete pesante nel girone “A” di Eccellenza, compresa la doppietta rifilata alle sue ex “aquile bianco-blu” team-santo-luciane, quindi, dritto spedito verso la finale del “Gino Buozzi” di Firenze, perduta immeritatamente contro i solo sulla carta più celebri leccesi del Casarano. La strada della meritocrazia, del farsi tutto da solo, senza alcun procuratore che deve spendersi per te, è certamente la più irta, ma quando la imbocchi è quella più ricca di soddisfazioni e ti ingenera maggior autostima.
Eravamo al “Berti”, quando dopo la doppia firmata contro i suoi ex compagni – che ancora lo rimpiangono – la sua lunga e gioiosa corsa terminava contro la rete dove i suoi giovani fans andavano letteralmente in solluchero: “E’ il nostro bomber, è avvicinabile, possiamo toccarlo, e in settimana si allena con noi in palestra, a Caldiero, nel nostro paese!” li abbiamo sentiti commentare, tra un hurrà e l’altro. E’ la vittoria, quella di Emilio Brunazzi, ottobre 1987, del merito e della fatica, che sempre in qualsiasi campo ti ripaga anche se non hai la fretta di bruciare le tappe: è il buon esempio di chi vede, fino ad ora, coronato il sogno di ragazzino, e la sua parabola non è ancora terminata. E, forse, per questo, è ancora più bella!
I vari Andrea Nalini (classe 1990, oggi ancora al Crotone, ieri al Villafranca ed alla Virtus B.V.), Michael De Marchi (classe 1994, ora al Cittadella, in B, ieri al Team S.Lucia, Cerea, poi, al Carpi in B, al Prato in C, alla Correggese in D, alla Virtus in D e Imolese in C), Kevin Lasagna (1992, ex Cerea, mancato virtussino, poi, Este di Padova ed oggi “alfiere” azzurro e con tanto di fascia di capitano dell’Udinese) costituiscono gli esempi più recenti ed applauditi, condivisi da tutti, anche dai più sofisticati appassionati della pelota, del calciatore self-made-soccer (calciatore fattosi da solo, con i propri mezzi e senza l’ausilio di quegli antipatici dei procuratori: che prima curano il proprio interesse, e, poi, se avanza, coltivano quello del loro assistito), fattosi dal niente e diventato un principino del calcio.
Ma, anche Andrea “Ciccio” Brighenti da Castelletto di Brenzone (anche lui classe 1987, occhio alla carta d’identità favorevole!), prima Sona, poi, Virtus, Sambonifacese, quindi, alla Cremonese ed ora al Monza, Jorginho (decollato dall’A.C. Sambonifacese, per poi sfondare a Napoli ed ora al Chelsea), Rachid Arma (classe 1985, dall’A.C. Sambonifacese alla Virtus B.V., poi, Triestina, Pordenone, Reggiana, Pisa, Spal, ed ora di nuovo al Vicenza Virtus di mister Mimmo Di Carlo) e qualche altro che nell’elenco possiamo trascurare di menzionare, ebbene, sono questi i nostri più fulgidi esempi da calciatori “a scoppio ritardatario”, ma che più dei professionisti doc da una vita si stanno meritatamente oggi godendo il paradiso dell'”anche noi siamo riusciti a farcela!Provateci anche voi!”. E’ il trionfo della meritocrazia: che anche nel calcio deve tornare a trionfare, a dettare legge!
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it