mercoledì, 5 Febbraio 2025
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Rispunta l’Albaredo Calcio più vigoroso che mai!

“El fubal” ad Albaredo non si è mai fermato: come le pale degli antichi mulini ad acqua gettati sull’Adige. Ha sonnecchiato, come il ventre smagrito di una vecchia balena, simile a quel che resta dell’ultimo dei burci, pronto ad affiorare quando il fiume non è in piena. Qui, ad Albaredo, ogni angolo è poesia: dalla via dei barcari, uomini forzuti, figli di un’altra epoca, nipoti di un’altra civiltà – quella dei trasporti fluviali – tutti di un pezzo, andati in pensione a godersi il meritato riposo dopo secoli di combattimento con l’acqua, le intemperie e le fatiche di una terra; che – come dicono da queste parti – è sempre bassa. Ecco, il calcio non è mai sparito: negli anni 70 ha dato due prodi della pelota al grande circo pallonaro, Romeo Benetti e Sergio Girardi. Per restare, invece, nel nostro più modesto parallelo, più umile pianeta, Albaredo ha dato i natali ai fratelli Sandro (baffuta punta del 1950) e Luciano Cherobin (terzino fluidificante, classe 1952). Oggi, i pronipoti dell’antico calcio fiorentino sono pronti a ripartire, lancia in resta, guidati dal giovane condottiero, l’ingegnere gestionale Cristian Rigon (il cognome è una garanzia, visto che il padre Flavio ha pilotato il Cologna Veneta in serie D, e sognare non è proibito e, soprattutto, non costa niente, vero Italia manciniana?) Qui, in via Ponte Asse, topos della breriana Dea Eupalla, degli impianti sportivi, tutto ha di magico: basta un niente perché anche una zolla, mai così soffice come sotto questo Solleone, diventi poesia, fiaba, leggenda.

L’ASCD Albaredo rivive la sua nuova, ennesima – dopo lo “stop and go” imposto dal pestifero diavoletto Corona virus -…Alba, riaffidandosi alla “memoria storica”, il diggì, nonché assicuratore Daniele “ma, per cortesia, mi faccia un Piasere”…: è lui, la garanzia del passato, del calcio di questo lembo che irrora queste terre e si getta nelle braccia, si affida all'”enciclopedico del fubal”, Federico Bovi da Caldiero. Voglioso, costui, di ridisegnare un’altra bella favola, come quella dipinta a Cazzano di Tramigna; un 48enne appassionato di calcio, un tuttologo del nostro mercato, a cui il Nuovo Soave, di bertiana creazione, andava troppo stretto come un nuovissimo paio di scarpe strozzato da severe stringhette. Ed ecco arrivare gladiatori in cerca di rilancio, desiderosi di tornare a far parlare di sé, primo fra tutti, il monosillabico corazziere moldavo Nicolae Matej, classe 1997, ex Oppeano. Attorno a lui, alla maniera dello slogan della Vodafone, giovani “già imparati”, quali la colonia di ex albaronchesani Andrea Franceschetti, Edoardo Zamperlini e Matteo Pasin, tutti “bocia del ’99” o duemillenari. Dall’Oppeano arriva anche Cristian Rogano, punta datata 2000, ma con già tre campionati di Promozione alle spalle: gioca, segna, ride anche con la cicca in bocca (il fratello maggiore, classe 1995, Manuel, è un ex “enfant prodige” delle giovanili del Padova, ed ex serie D con il Villafranca).

Dal Bevilacqua ecco la mezza-punta intelligente, elegante e colta (per via del recente alloro universitario), Umberto Ambrosi, classe 1993: ha una voglia matta di far garrire non le vele dei barconi che per secoli hanno solcato l’Adige di queste parti, ma le reti appese dietre ai portieri avversari. Sì, un giocatore capace di risolverti la partita con una sua giocata, capace anche di mandarti a quel paese, se non gli servi la palla sul e con il piede educato. Sferza la quadriga briosa ed offensiva, issato, alla pari dei nostri azzurri campioni d’Europa, come un Giulio Cesare moderno rientrato dalla campagne galliche e dalla conquista della Britannia, mister Fiorenzo Bognin, nato solo per vincere, come recita quella famosa reclame: ha condotto il Montebello dalla Prima in Promozione, ha fatto ringalluzzire i nipoti del mitico Pollo Miglioranza di Pizzoletta, stava tracciando i cateti vincenti alla Pro Sambo. E, il “Giulio Cesare sambonifacese” – terzo portiere dell’Hellas Verona della fine dei ruggenti anni 70 – ha richiamato alle armi i suoi ex prodi guerrieri del Vicentino: i centrocampisti Alessio Bertoldo, 1990, ex Marola, ed Enrico Zanchi, classe 1992, ex Monteviale.

Tra i pali, arriva a fare il “guardiano” il giovanissimo classe 2002 Alessio Tadiello, tipico cognome del Sud Est non asiatico, ma veronese (vedi Vallata dell’Alpone). Davanti alla sua area, la “diga” del 2001, ossia Nicolò Piccoli, ex San Martino-Speme. Quattro passi più avanti, Nicola Martini, altro giovane (2001) di belle speranze, scioltosi dall’U.S. Provese. E, il mercato non ha ancora fatto calare il sipario: anche se rischi di far arrabbiare l’intelligenza pratica e quella artificiale del classe 1985 Cristian Rigon; ex centrocampista dell’A.C. Cologna Veneta di serie D di mister Loris Boni, ed ex Minerbe di Promozione di mister, ed ex postino ora in pensione, Franco Righetti. “La “rosa” precisa l’ingegnere colognese “è stata rivoluzionata per il 70-75% del suo intero (fra i riconfermati dalla stagione scorsa Guido Pozzan, Andrea Nicoletti, Matteo Fuin, Marco Rodella, Tommaso Battaglia, Nicola Cicolin e Anthony Gambin). Ora – a differenza della scorsa estate – non puntiamo più alla salvezza subito, ma a disputare un campionato con un obiettivo importante (facile da immaginare, anche se si dovrà fare i conti con Valtramigna Cazzano, Zevio e Pro San Bonifacio)”. “Abbiamo cambiato 11 giocatori su 18” precisa, lì vicino, il nuovo diesse biancazzurro Federico Bovi. “Il fatto di aver messo a capo del nostro progetto un mister dell’esperienza, del carisma e della grinta di Fiorenzo Bognin, la dice tutta sulle nostre velleità”.

Sette giovani sono prodotti del vivaio locale: “In questo dato” spiega Piasere “la fierezza di una comunità, la nostra, che, oltre che con i risultati, desidera riportare sugli spalti il pubblico di una volta, gli appassionati tifosi di sempre”. Anche il dirigente Corrado Dalla Pellegrina è un albaretano doc: anche lui sogna di vedere esultare il pubblico locale. Idem, il giovane, classe 1991, Alessandro Rossetto, uno dei protagonisti dell’Adige Academy, e il suo coetaneo, appassionato di calcio, Leonardo Bonato. Qui, l’entusiasmo è contagioso: si respira aria da Italia neo-campione d’Europa, da Italia che risorge dopo le rovine belliche nel secondo dopoguerra; e all’indomani delle sanguinose ed ancora pruriginose ferite inferte dal Covid-19. Il barcone semiaffondato, scheletrito, che giace dormiente come la balena di Moby Dick, all’altezza del ponte sull’Adige albaretano, è pronto a riaffiorare in tutta la sua potenza, in tutta la sua interezza e vigore: è pronto a ricomporsi e ad emettere il suo gioioso canto, il suo fiero inno di vittoria.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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