Aveva terminato l’attività da calciatore professionista nel 1995, il centrocampista dai piedi buoni Carlo Perrone, iniziando poi via la carriera da allenatore. Ora è arrivato, da alcune settimane, nell’ambizioso Castelbaldo Masi del presidente Michele Ottoboni, al posto di Nicola Corestini, per ridare smalto e compattezza alla squadra padovana. Padova, Lanerossi Vicenza, Empoli, Triestina, Campobasso, Bari, Atalanta ed ancora la sua amata Padova sono le maglie che ha vestito da quotato giocatore, poi la gavetta da mister guidando le formazioni giovanili del Padova (Giovanissimi) e Cittadella (Beretti), poi assistente Tecnico della Piovese e del Novara dove ha fatto anche il vice allenatore, poi le giovanili del Sacra Familia, Piovese ed appunto il Castelbaldo Masi. Mister Perrone, quali sono secondo lei gli ingredienti giusti e i valori che deve avere un buon allenatore? “Io ne elencherei tre: Umiltà, Passione e Lavoro! Sono tre priorità che a mio parere non possono mai mancare nel curriculum di un allenatore che vuole insegnare ai suoi ragazzi un buon calcio. Esistono si i grandi calciatori, ma lo spogliatoio deve essere unito, senza prime donne, con tanta umiltà. Senza crederci e divertirsi nel calcio non si fa da nessuna parte. E’ indispensabile una bella dose di passione e di amore per questo sport che personalmente mi ha dato tanto. Mi ha fatto crescere come atleta e come uomo”.
Qual è la stagione più bella che ha fatto da allenatore e perché? “Ricordo con piacere quando ho allenato la Piovese per la prima volta. Lì sono stato davvero molto bene! Si respira una bella aria di calcio serena e ma anche di grande temperamento. Avevo in squadra molti giovani di carisma e interessanti. Abbiamo portato avanti un interessante progetto che mi ha regalato grosse soddisfazioni. Abbiamo per molto tempo comandato la classifica davanti a squadre molto più competitive e di personalità. Noi abbiamo messo in campo la nostra idea di calcio e non abbiamo mollato mai fino alla fine”. Quale è la sua idea di calcio? “Amo un calcio propositivo ed intenso nel quale ognuno rispetta i compiti che gli ho affidato in campo. Bisogna tracciare la nostra linea di gioco cercando di mettere in difficoltà gli avversari. Servono idee chiare, movimento e grande velocità. E’ quello che voglio fare a Castelbaldo a febbraio, sperando nella diminuzione dei contagi, quando riprenderà il nostro campionato”.
I giocatori che ha allenato e che si porta dentro? “Ne ho visti tanti! Ma voglio citare due nomi: uno è Bruno Fernandes, ai tempi del Novara. Era un giovane di qualità e quantità. Al mattino lo allenavo e avevo notato in lui le qualità di un piccolo campioncino, lo dissi a mister Aglietti, l’attuale tecnico del ChievoVerona in serie B, che lo lanciò subito in prima squadra. Oggi è al Manchester United nella Premier League in Inghilterra! L’altro è Matteo Deinite, grande giocatore e capitano dentro e fuori! Una grandissima persona!”. Come vive l’emergenza Covid-19 mister? “Come tutta l’Italia, con attenzione e paura! Non bisogna mai abbassare la guardia, ma bisogna andare avanti. Il calcio dei dilettanti ora è stato sospeso ma prima o poi si tornerà alla normalità. Tuttavia credo che, purtroppo, molte realtà spariranno quasi completamente dal panorama del calcio dilettantistico”.
Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it