L’ufficialità del trasferimento di Emanuel Vignato, classe 2000, al Bologna di Sinisa Mjalovic, offre lo spunto per parlare del magnifico “trottolino”, ora ex ChievoVerona, con uno dei suoi compagni di squadra ai tempi delle giovanili dei “giallo-blu della diga”, ovvero, Simone Vanzetta, pure lui classe 2000 (13 febbraio). L’ex anche Caldiero e negli ultimi 3 mesi – fino a quando il Covid-19 ha troncato tutto – ex CastelbaldoMasi di Eccellenza, Vanzetta appunto, lo ricorda così: “Emanuel ha sempre fatto la differenza. Taciturno, sempre impegnato a coronare un giorno il sogno di ogni giovane calciatore, tecnicamente indiscutibile, saltava in dribbling tutti gli avversari con la cicca in bocca, tanto gli riusciva naturale sgattaiolare via per andare a firmare messe di gol. Sono contento che sia riuscito a farcela, perché a provarci siamo in decine di migliaia, ma a riuscirci sono solo pochi. Nella città petroniana sono convintissimo che farà bene e potrà mandare un segnale chiaro anche al cittì Roberto Mancini”. “El Vanze”, nato in borgo Roma, è cresciuto nei giovani del Bovolone: “Dai 12 ai 17 anni” ricorda l’esterno basso-alto, elegante nella corsa e dai piedi delicati – “ho poi militato nel ChievoVerona, fino a giocare nella Nazionale Under 16”. Quindi, 3 stagioni nel Caldiero, la conquista al “Mercante” di Bassano del Grappa della Coppa Italia regionale di Eccellenza, poi, la finalissima giocata a Firenze contro la Virtus Casarano, ahilui, perduta immeritatamente contro i più titolati pugliesi: “Eh, sì, quello strepitoso trofeo avremmo meritato di alzarlo in cielo noi giallo-verdi, ma, solitamente in una gara secca, vince sempre chi la caccia dentro prima”.
Con i “termali” guidati da mister Cristian Soave solo posti da podio: “Il Calcio Caldiero Terme è un club molto professionale e i risultati ottenuti lo confermano. Grazie a questa società, ho potuto collezionare in serie D 5 presenze in 15 partite (fino a fine novembre 2019: 2 in Coppa, 3 in campionato), e ho avuto la possibilità di confrontarmi – nuovamente come avevo fatto con leve più giovani – con scuole di calcio semi-professionistiche e sfidando atleti professionisti rientrati nella loro patria”. “Il Cannavaro di Bovolone” tifa Inter, il suo idolo è Dani Alves: “Non voglio peccare di immodestia, ma un pochino mi rivedo nell’asso brasiliano – ovviamente nelle dovute proporzioni – ex Barça, ex Juve, ex PSG, perché anch’io amo spingere sulla fascia, pennellare ai compagni della prima linea assist il più calibrati possibile. No, non sono un marcatore, e, forse anche per questo, non ho mai subito un giallo”. Studente – con esami tutti regolarmente approvati fino ad ora – della Facoltà di Scienze Motorie presso l’Ateneo di Verona, in questo interminabile quanto storico calcio-mercato, Simone deve ancora porre in calce la sua firma per una società: “Non ho mai giocato per i soldi, ottenendo al massimo un rimborso-spese che mi ha permesso di fare pari con la benzina: forse, non mi sono mai venduto bene, non ho mai sostenuto la battaglia del grano, ma ha sempre prevalso in me la passione per il calcio, visto che sogno un giorno di lavorare in una palestra – magari mia – o di insegnare Educazione Fisica. Durante il periodo del lock down, mi sono sempre allenato con lena, sfidando in corse in bicicletta i miei amici e sostenendo km di corse a piedi”.
Un’altra sua prerogativa è quell’aria di professionista che l’ha sempre accompagnato (il Chievo e il Caldiero hanno lasciato il loro segno!), e che lui stesso ha sempre considerato come una dottrina severa: non fa mai tardi agli appuntamenti, segue uno stile di vita rigoroso, una dieta alimentare ferrea perché come dice lui stesso “sono questi gli anni importanti per lo sviluppo e per la formazione fisico ed atletica. Il più delle volte rinuncio a far serata con i miei amici, infatti, ci tengo troppo a farmi trovare pronto ad una chiamata di un club di serie D, o di Eccellenza che punta in alto. Io, in fin dei conti, provo molta nostalgia per esserci stato poco in serie D, e ho sempre apprezzato la maniera di lavorare sia dei mister delle giovanili che ho avuto al Chievo, sia quella che mi ha trasmesso mister Cristian Soave in quel Caldiero, il cui cartellino appartiene ancora a chi mi ha lanciato nella categoria in cui ora desidero rimettere gli scarpini”.
Ma, c’è anche tanta soddisfazione in Vanzetta per Enrico Manconi, esterno sinistro del 2000 anche lui, neo-acquisto della Virtus Verona di mister Gigi Fresco: “Un gran bell’acquisto, un atleta che sa quello che vuole e che potrebbe ambire a categorie ancora più alte, Enrico, dal carattere meno riservato del mio e di Emanuel, ma dalle grosse potenzialità”. Il calcio, per “El Vanze”, il “Cannavaro di Bovolone”, è una cosa seria: gli allenamenti infrasettimanali e le partite, ufficiali e non, sono riti sacri che fanno parte di una liturgia pallonara da prendere sempre sul serio, mai sottogamba per chiunque vero atleta. Figuriamoci per lui!
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it