Vive l’emergenza CoronaVirus tranquillamente, si fa per dire, nella sua casa a Pescantina, mister Marco Gaburro, dopo aver chiuso la sua avventura al Lecco in serie C. Squadra che ha portato promozione storica tra i professionisti che mancava ai lariani oramai da ben sette anni, vincendo lo scorso anno a mani basse il suo girone A di serie D. Marco è partito dai dilettanti a Pescantina e Sona dove ha iniziato di fatto la sua avventura da brillante allenatore. In attesa di sapere con quale squadra ripartirà gli abbiamo posto alcune domande facendo un analisi a 360 sulla situazione attuale dovuta alla pandemia da Covid-19, mettendolo sotto il fuoco di diverse domande. Marco, disponibile come sempre, ha rimasto ai nostri quesiti. Marco come vivi questa quarantena da CoronaVirus? “Io da ottobre, dopo la sospensione del mio incarico da allenatore del Lecco, mi sono allenato a stare a casa. Il virus ha colpito molto in fretta e nessuno se lo aspettava. E’ la prima esperienza del genere che vivo, come penso tutti gli italiani. Un virus tremendamente serio che colpisce facendo mancare il respiro e nei casi più gravi devi correre in Ospedale per essere ricoverato in terapia intensiva dove lotti tra la vita e la morte. Un virus che colpisce molto persone anziane ma anche i giovani. Ha cambiato la nostra vita perchè devi uscire con guanti e mascherina e stare lontano almeno un metro da chi ti cammina vicino. Una roba pazzesca, ma purtroppo è la dura realtà di questi mesi”.
Il virus ha interrotto la stagione attuale dei nostri dilettanti, che ne pensi mister? “Un fulmine a ciel sereno! Sicuramente la ripartenza nei dilettanti è molto più difficile che nei professionisti. Sappiamo che la serie D è una categoria di mezzo e potrebbe alla fine rimetterci dal punto di vista delle scelte, visto che il Governo sembra che si concentri solo sul professionismo. Alla lunga penso che il mondo dei dilettanti sarà costretto a fermarsi in maniera definitiva, per questa stagione. Sarà difficile riprendere, visto che molti dei ragazzi di solito lavorano e non c’è più la condizione fisica per ritornare in campo. Io penso che in una maniera o nell’altra i professionisti termineranno il loro campionato. Penso che i dilettanti non lo possono fare visto che le società devono garantire delle condizioni mediche importanti, che i dilettanti, nella maggior parte dei casi, non si possono permettere. Il fatto di fermarsi può anche essere visto come una cosa giusta, il problema è che bisogna ancora capire come ci si fermerà. Che cosa se ne farà delle classifiche dei campionati attuali? Penso che questo sarà molto legato ai professionisti. Se i prof decideranno di fare qualcosa di allargato, tipo promuovere tutte le prime e retrocedere le ultime, questo per forza a cascata andrà a riversarsi anche sui dilettanti. Potrebbe essere una chiave utile a tutti. Nel momento invece che i professionisti finiscono così ed i posti sotto non aumentano, bisognerà fare delle scelte. Quindi ci sarà il partito di chi vuole considerare i campionati tutti nulli e chi invece vuole bloccare le classifiche alla 22^ giornata di campionato rispettando la posizione raggiunta. Un tema adesso non attuale ma quando se ne parlerà potrà diventare davvero scottante, con squadre che avranno degli svantaggi e altre dei vantaggi. Si farà fatica a mettere tutti d’accordo, inoltre penso che ci sarà un forte ridimensionamento economico di tutte le società. Ci vorranno due anni per ritornare a buoni livelli. Ma confido nella passione e nella voglia di risalire la china delle società, abituate da sempre a rimboccarsi le maniche, con sagacia e intelligenza, ogni anno”.
Che cosa ti hanno lasciato dentro i dilettanti? “Mi hanno lasciato tantissimo e me lo porto sempre nel cuore. La mia formazione è partita da questo mondo bellissimo e io non lo dimentico. Quando conosci quello che avviene nelle piccole realtà dilettantistiche possiedi gli anticorpi giusti per affrontare anche la realtà professionistica. Devi aggiornarti continuamente e portare avanti il tuo credo senza paura. Ho vissuto delle belle esperienze affrontando problemi molto più grossi rispetto a quelli che hanno società che praticano il professionismo. Mi è servito molto per crescere”. In questi tempi di CoronaVirus Marco ha già ricaricato le pile? “Certamente, ne ho avuto tutto il tempo – e ride -. Mi sto guardato attorno, ora ho molto energia e sono pronto ad intraprendere nuove avventure. Dove? Non saprei, è presto per dirlo. Ma non vedo l’ora di allenare nuovi ragazzi pronto a lottare per un nuovo obiettivo”.
Che cosa manca ai dilettanti per crescere? “Io ritengo che gli aspettati per crescere sia fondamentalmente due: la parte culturale e la parte economica. E’ chiaro che la parte economica, in un periodo di forte emergenza, non sarà di grande spinta. Bisognerebbe approfittare della situazione per avere una crescita culturale. Nel caso dei dilettanti far crescere il valore importantissimo dello sport, non solo negli atleti ma anche nelle famiglie. L’auspicio è cogliere questa opportunità per uscirne completamente rafforzati. Tornare a divertirsi per il solo gusto di farlo. Valorizzare ancora di più il patrimonio umano e tecnico dei nostri settori giovanili. Non aver paura di lanciare nelle prime squadre nuovi giovani calciatori, regalandogli la possibilità di sbagliare e di crescere come personalità e temperamento facendo i sacrifici. I nostri giovani sono le uniche risorse per andare avanti. La prima squadra deve essere vista come anello congiuntivo di un settore giovanile che si completi anno per anno, in programmi e risultati”. La stagione più bella da allenatore di Marco Gaburro? “Fare dei raffronti è sempre molto difficile. I tre campionati vinti a Poggio Rusco, Gozzano e Lecco sono stati tutti emozionanti e meravigliosi”. So che ti diletti a fare anche lo scrittore, che cosa stai preparando? “Dico solo che in questo periodo di fermo del calcio, sto anche scrivendo. Cosa? Non ve lo voglio svelare!”
Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it