Da più di quarant’anni l’imprenditore Vanni Moretto segue il calcio, anche quello che si svolge sotto forma di Tornei, anche d’estate: il fubal per lui è la passione che veste la sua vita dopo la famiglia e il lavoro. Campionati terminati, Vanni? “Sicuramente non si giocherà più, è impossibile riprendere il campionato. Fossi io a Marghera, promuoverei alla categoria superiore le prime classificate dopo le 22 partite finora regolarmente disputate, mentre non effettuerei nessuna retrocessione, allargando l’anno prossimo i gironi con due squadre in più, e questo al fine di non scontentare nessuno”. Che calcio sarà quello che, auguriamoci, possa ripartire a settembre? “Noi, nel nostro piccolo, come Bovolone 1918, stiamo già lavorando in vista dell’anno prossimo, ammesso e concesso che si possa ripartire: oggi come oggi, data la situazione generale causata dal Coronavirus, la vedo dura poter tornare ad una vita normale in tempi brevi: tutto dipende dalla riapertura delle scuole. So che ci sono alcuni club che stanno avvisando i propri tesserati che si farà di tutto perché i vecchi accordi presi possano essere rispettati. Noi stiamo contattando già i nostri sponsor, chiedendo di osservare il prima concordato e di poter rinnovare nelle possibilità che a loro sarà consentito. Sappiamo che molte aziende sono state messe in ginocchio, non possiamo fare a finta di niente, perché quella che stiamo vivendo è una realtà economica che subirà una crisi molto difficile. Che potrà migliorare, ma che ha bisogno del tempo necessario, alla pari di un malato entrato in ospedale”.
Un calcio dilettantistico, dunque, che sarà molto ridimensionato? “Sì, anche perché i bilanci configurano altre cifre. Però, speriamo che spariscano certi personaggi che hanno portato tempesta nel nostro mondo, facendo danni e poi sparendo in pochi anni. Ci sarà da limare molto, dai mister ai giocatori, gli sponsor si dimezzeranno, altri dimagriranno”. Il nostro calcio rischia di morire? “No, il calcio non muore mai! Sarebbe un disastro sociale, perché il fine primario è la gioia di condividere una stessa passione senza scopo di lucro, la gioia di stare bene assieme, un’occasione per incontrarci e tante altre cose che in questo momento ci mancano. Quanta gente pratica il calcio, quanti ragazzini lo trovano come uno sfogo, quanti genitori riesce a coagulare? No, non mi posso immaginare impianti sportivi vuoti, deserti, ma soli parchi e prati invasi da scorribande irregolari di giovani”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it